L’associazione SCHIERARSI su Centri antiviolenza, Codice Rosa e Bilancio di Genere
In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, celebratasi lo scorso 25 novembre, sono stati versati fiumi d’inchiostro, sull’onda dello sdegno e dell’emozione suscitati nell’intero Paese dal barbaro assassinio della giovane Giulia Cecchettin per mano del “suo bravo ragazzo”.
La differenza, rispetto agli anni scorsi, l’ha fatta la manifestazione spontanea tenutasi al Circo Massimo di Roma, che ha visto mezzo milione di donne di ogni età testimoniare con la loro presenza la vicinanza con la sorella di Giulia, che ha saputo trasformare il proprio dolore privato in un desiderio collettivo di “fare rumore”, di gridare che è scaduto il tempo delle parole, che serve una rivoluzione culturale, accompagnata da un’azione vasta e tenace di educazione e formazione ad ampio raggio.
Da un punto di vista culturale, infatti, la mistica della donna – madre, di cui è permeata la cultura patriarcale al potere, continua a relegare le donne ai margini del mondo del lavoro, soprattutto di quello privato, che viene negato o sottopagato proprio perché le donne sono spesso anche madri o vogliono diventarlo, oppure perché sono troppo dedite al lavoro di cura, per il quale la società riserva loro l’appannaggio esclusivo.
C’è un femminicidio economico, sociale, culturale e politico che si manifesta anche nella messa in discussione, a livello nazionale, di alcuni diritti faticosamente conquistati, come quello sull’interruzione volontaria della gravidanza garantito nel lontano 1978 con la Legge 194, approvata su impulso e determinazione dei movimenti delle donne, per sottrarre a morte sicura tantissime donne che ricorrevano agli aborti clandestini.
Tutto ciò avviene in nome di una sedicente “cultura della vita” che però miete vittime umane, sostenendo i finanziamenti alla guerra.
L’ appuntamento annuale del 25 novembre ha rappresentato per SCHIERARSI l’occasione per fare un bilancio a livello locale sui servizi di contrasto alla violenza di genere, a cominciare dai Centri antiviolenza, e sull’efficacia di altri presìdi istituzionali.
Nella nostra provincia, che conta una popolazione al di sotto della soglia dei 300.000 abitanti- di cui più del 50% è composto da donne- che vive in 78 Comuni, molti dei quali periferici e di piccole dimensioni, i Centri Antiviolenza sono solo 5, tutti ubicati nei Comuni capofila degli Ambiti Sociali, tra i più densamente abitati, e non tutti garantiscono una reperibilità di 24 ore su 24.
A questa carenza strutturale si associa poi una cronica precarietà funzionale.
L’attività dei Centri antiviolenza infatti è subordinata ai periodici finanziamenti erogati dallo Stato alle Regioni, che a loro volta li distribuiscono ai territori provinciali attraverso i Piani Sociali di Zona.
Rendere permanente la continuità dei Centri antiviolenza, assicurandone la reperibilità 24 ore su 24 e potenziandone la presenza nelle tante aree territoriali periferiche della provincia rappresenterebbe una concreta azione di contrasto alla violenza di genere.
Un notevole contributo in materia è offerto dalla Procura della Repubblica di Benevento, dove è attivo uno Spazio di ascolto realizzato in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Benevento e con una Cooperativa sociale, reperibile h.24.
Il Procuratore Policastro, in una recente intervista, ha inoltre segnalato il preoccupante aumento dei casi da “Codice Rosso”, che in media raggiungono il numero di 7 al giorno.
Una misura sanitaria di protezione di chi ha subìto una violenza di genere è costituita dal “Codice Rosa”.
Frutto di un accordo interistituzionale stipulato presso la Prefettura di Benevento diversi anni fa, è un percorso di accoglienza dedicato alle donne che subìscono violenza e si armonizza con la rete dei centri antiviolenza e degli sportelli di ascolto: non sostituisce il codice di gravità del Pronto soccorso, ma viene assegnato in aggiunta ad esso e prevede l’attribuzione di una stanza dedicata dove vengono prestate cure mediche e sostegno psicologico.
Per conoscere lo stato di attuazione del “Codice Rosa” presso l’Azienda Ospedaliera San Pio, l’Associazione SCHIERARSI ha chiesto ed ottenuto un incontro con la Direttrice generale, dott.ssa Maria Morgante, la quale ha confermato che il progetto è attivo presso il Pronto Soccorso, anche se le abbiamo fatto notare che il servizio non è adeguatamente pubblicizzato.
La dott.ssa Morgante ha convenuto con la nostra osservazione e si è impegnata a promuovere tale attività in concomitanza con l’assunzione imminente della nuova responsabile del Pronto Soccorso.
Riguardo allo stato di attuazione a Benevento della Legge 194, ha dichiarato che il servizio è attivo una sola volta a settimana e che il Centro di aiuto alla vita non ha più sede presso il reparto di interruzione volontaria della gravidanza, in quanto la convenzione, scaduta, non è stata più rinnovata.
Tra le azioni concrete per garantire il pieno diritto di cittadinanza delle donne nella nostra comunità, SCHIERARSI propone, infine, alla politica locale l’adozione del “Bilancio di Genere”: si tratta di uno strumento di programmazione economica che tiene conto del diverso impatto su uomini e donne della destinazione delle risorse di bilancio, utile a far acquisire consapevolezza alla Politica che scegliere di illuminare una strada buia piuttosto che inaugurare un campetto di calcio è una decisione con ricadute diverse sulla popolazione maschile e su quella femminile.
Acquisire questa consapevolezza aiuta a dare un senso compiuto alla democrazia perché, per citare una celebre frase di Don Milani: “Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali”.