In un Duomo di Avellino semideserto, praticamente alla presenza solo delle autorità provinciali è stata celebrata l’abituale messa in ricordo delle quasi 3000 vittime del terremoto del 23 novembre 1980 che devasto l’Irpinia, colpendo anche i comuni contermini delle province di Salerno, Benevento e Potenza. 43 anni dopo la riflessione e il ricordo vanno ancora a quei terribili istanti scattati dal momento della scossa, avvertita dalle 19.34, fino alla fase dei soccorsi e successivamente della ricostruzione.
Alla cerimonia, officiata da Don Enzo De Stefano, anche il prefetto di Avellino, Paola Spena che, ha sottolineato proprio il valore della memoria di fronte a quella che è stata un’immensa tragedia.
Mentre il sindaco Gianluca Festa, dopo la deposizione della corona sulla lapide in ricordo delle vittime, ha ricordato quegli istanti, quando avendo solo 4 anni, è stato portato al sicuro dal papà che lo ha preso sulle spalle per scendere le scale dal sesto piano dell’appartamento di via Piave dove abitava con la sua famiglia. Ma ha anche assicurato di voler eliminare i segni di quella immane tragedia che ancora persistono sul territorio: i prefabbricati pesanti. Definiti “un’assoluta vergogna”.