Finita in ritardo la stagione più calda, volge al termine anche la gran parte delle attività pubbliche di carattere astronomico. Il freddo non aiuta a stare in fila all’aperto, non aiuta nemmeno, purtroppo, ad alzare gli occhi al cielo. Eppure le notti invernali possono essere meravigliose.
Ma l’estate … l’estate ha la via lattea e ha il piacere di stare in compagnia sotto un cielo stellato. Quest’anno il G.A.B. (Gruppo Astrofili Beneventani) ha avuto molte richieste, praticamente da ogni parte della provincia di Benevento. Siamo stati disponibili per quanto fosse nelle nostre possibilità. A volte è capitato di essere stati ospiti di eventi più formali che sostanziali, ma quest’anno no. Quest’anno è stato sempre un vero incontro, con posti e persone diverse, ma unite da un forte piacere di stare assieme e alzare gli occhi oltre le nuvole del quotidiano.
Anzi, direi che c’è più voglia di prima che il quotidiano ri-contempli poesia e stelle, che ci si senta non solo consumatori in rete ma donne e uomini, umili parti della straziante e meravigliosa bellezza del creato.
Lo sguardo verso l’infinito ha significato per le persone di ogni età, individualmente ognuna a suo modo, dentro un sentimento assoluto e comune. Così gli incontri hanno visto partecipare tutti, dai bambini ai più anziani. E tanti giovani, spesso, sono stati gli organizzatori.
Ad Apice, nella zona vecchia, al Castello dell’Ercole, è stato così, con molte domande e tanto dialogo, anche con il parroco, cercando di rammentare che spirito e materia non possono essere tra loro divisi e ogni evento porta con sé un significato.
A Cerreto Sannita, mentre il centro del paese era transennato per una festa locale, decine e decine di giovani, insieme a persone di ogni età, erano liberamente seduti sul prato della Cerreto medioevale, alla luce delle stelle, prima a conoscere meglio l’archeologia locale, poi per ore ad osservare e parlar di astri.
Era il 12 agosto, la notte del massimo delle Perseidi, così il silenzio, o la conversazione, era continuamente interrotto da un “oooohh” di stupore. Una serata che riconciliava con il genere umano.
Anche a Castelpoto l’evento si è tenuto fuori dal paese in un luogo antico, il parco Sant’Andrea. Il cielo non era dei migliori ma il silenzio delle persone ha permesso di iniziare con un omaggio al genio della appena scomparsa Sinead O’ Connor. Solo la sua straordinaria voce a cappella, cantando “In this heart”. Glielo dovevo, glielo dobbiamo. Ma non solo, la platea ha consentito di ascoltare anche il “Canto alla luna” dalla Rusalka di Dvořák.
Voglio ricordare anche la serata a Montefalcone in Valfortore. Già all’arrivo sentivo chi individuava il passaggio di star-link, chi indicava una costellazione e poi c’era un’attenzione speciale: conoscendo le mie scelte etiche, avevano preparato da mangiare e bere, con assoluta esclusione della carne. Un gesto non solo di estrema cortesia ma anche di grande valore culturale.
Lo sguardo al cielo non può non essere qualcosa di assoluto, che dis-educa, spoglia dalle sovrastrutture, una linea retta che parte dall’interiorità, non dalle interiora, passa per gli occhi e tende all’infinito. E in questo sente gli altri fratelli del medesimo crudele e affascinante mistero della vita. Gli altri tutti. Tutto ciò che vive, tra gli astri e nel proprio breve tempo.
E ora mi tocca dire altro: i paesi della provincia, devastati dalle continue crisi economiche e sociali, dalla mancanza di opportunità di una società accentratrice che ha spostato e sposta le migliori capacità verso le grandi città, si accorgono che il tempo delle metropoli industriali o impiegatizie è finito, che quella bolla speculativa non era indirizzata ad una migliore qualità della vita. La gestione del covid ha poi reso chiaro tutto questo. Ci può essere un futuro in cui, se le persone lo capiscono, e, quindi, di seguito e in ritardo, la politica, ci si renda conto che vivere in una comunità è fondamentale per un essere sociale come l’uomo. L’alienazione nei loculi di cemento, stanze o monolocali, per trovare un lavoro, raggiungerlo e pagarsi la sussistenza, con l’unica motivazione tautologica che lì ci sono i servizi, i mezzi di trasporto da poter usare per poterli pagare, non ha alcun paragone con la possibilità di incontro. Ma occorre una nuova coscienza, idee diverse da quelle, di risulta, che si continuano a prezzare nelle amministrazioni locali.
Poi c’è il caso di Benevento città. Non è Milano, né Roma, eppure è diventata esclusivamente luogo di baldoria e concerti degradanti. E magnatoria di basso livello. Il capoluogo ha una popolazione decine di volte più numerosa dei paesi menzionati ma non ha vivacità o interesse culturale, anzi ne è diventata allergica. Non per nulla la vediamo sprofondare su tutti i fronti, più velocemente del resto della provincia, trascinandosela.
Spesso gli organizzatori delle serate astronomiche scelgono velocemente il titolo citando Dante. Sarà poco originale ma ci sta, quell’ultimo verso dell’Inferno è troppo significativo per non affascinare ed essere scelto. In vario modo e con varie intenzioni lo ricordo, in augurio:
E quindi uscimmo a riveder le stelle.