Altrabenevento non conosce sosta e riparte all’assalto della questione dei miasmi dell’Asi. Corona critica la mancanza dei controlli sulle acque del fiume Calore a valle del depuratore del Consorzio ASI maleodorante e oggetto di diffida.
“Per diverse settimane molti cittadini hanno segnalato le esalazioni nauseanti provenienti dal fiume Calore, dall’ansa del cimitero al ponte Vanvitelli, e in tanti hanno dichiarato che la puzza sembrava molto simile a quella avvertita nell’aria proveniente dalla zona industriale di Ponte Valentino. In effetti l’ARPAC ha accertato forti esalazioni di acido solfidrico dallo stabilimento SANAV ma anche dal depuratore del Consorzio ASI che per oltre un mese ha emanato una puzza insopportabile.
E’ lo stesso depuratore che tratta i reflui degli stabilimenti della zona industriale, compreso la SANAV, ed altri estranei, che secondo il presidente del Consorzio, Luigi Barone, è stato gestito bene al punto da consentirgli di attribuire a se stesso un “premio di risultato” di 9.000 euro. Dopo la relazione dell’ARPAC, il sindaco Clemente Mastella ha diffidato Luigi Barone, presidente del Consorzio ASI del quale il Comune è socio, a “procedere alla verifica della sussistenza di eventuali criticità gestionali del depuratore”. Dopo due giorni la Regione Campania- Servizio Autorizzazioni Ambientali ha diffidato la società Multiservice ASI che hai in gestione il depuratore, ad “eliminare le criticità che comportano le emissioni odorigene rilevate dall’ARPAC”.
Nonostante la relazione ARPAC e le diffide, finora Luigi Barone non ha spiegato cosa è accaduto, qual è la causa del tanfo insopportabile proveniente dal depuratore che Altra Benevento ha segnalato molto prima della relazione ARPAC del 26 settembre, e cosa è stato scaricato nel fiume. Al momento non risulta che l’ARPAC o la ASL abbiano effettuato nelle scorse settimane esami delle acque del Calore, nonostante le esalazioni puzzolenti segnalate da molti cittadini. Speriamo che almeno i Carabinieri Forestale, magari su incarico della Procura della Repubblica, abbiano eseguiti esami sulle acque del fiume e sulla possibile ulteriore contaminazione della falda nella quale permane il tetracloroetilene.”