“L’abuso d’ufficio è il delitto che commette il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio il quale intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto”. Così recita l’ articolo 323 del codice penale. L’abolizione di questo reato è uno dei provvedimenti principali contenuti nel disegno di legge di riforma della giustizia voluto dal ministro Nordio e approvato il 15 giugno dal governo, un disegno che trova profondo dissenso tra le forze politiche d’opposizione.
E tornano le famose categorie assai in voga sin dai tempi di Mani Pulite, i giustizialisti tra cui si iscriveva la destra che ora invece ne propugna l’abolizione e i garantisti che stanno a sinistra e che invece oggi propongono una via di mezzo, per lo meno il PD, e cioè la riforma del reato ma non l’abrogazione che invece vedrebbero con favore gli amministratori del Partito Democratico, De Luca in testa. Insomma un nuovo fronte che si va ad aprire. Abbiamo chiesto il parere di Umberto Del Basso De Caro, avvocato penalista di chiara fama, che sostanzialmente sposa la causa del Governo partendo dalle precedenti riforme che ne hanno di molto mutato la genesi, nel corso dei 93 anni di servizio effettivo di questa figura di reato, l’introduzione infatti fu durante il Fascismo all’interno del cosiddetto Codice Rocco.
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