Sette anni. Sono passati sette anni dal giorno in cui una mano assassina ha spento l’esistenza di Esther Johnson, la ragazza nigeriana trovata cadavere al Parco Cellarulo proprio il 14 giugno del 2016. Esther era una prostituta e come tante altre sue connazionali nigeriane era caduta nella rete di criminali senza alcuna pietà umana, animata dalla sola speranza di una vita migliore per sé e sua figlia.
A distanza di sette anni non si è riusciti ad assicurare alla giustizia i responsabili di questo femminicidio. Un delitto di camorra? Un delitto nato nelle luride logiche criminali delle organizzazioni malavitose nigeriane? È una ipotesi molto fondata. Esther è morta per colpa di interessi loschi ben al di sopra della sua persona ma il dato di fatto essenziale è che una donna giovane è morta e il suo assassino vaga libero senza pagare il fio della sua colpa.
La stazione centrale di Benevento è stata il teatro dquesto pomeriggio di ricordo della memoria di questa donna. Libera, ANPI, la CGIL, il mondo cattolico e tutt’intorno gente comune, magari poca, ma presente. In una società che fa presto a dimenticare Esther vive e vive nelle coscienze della gente perbene ma perbene davvero che esiste e si agita in un contesto sordo e distante.