Autonomia differenziata, anticamera della disgregazione dell’unità nazionale. Una affermazione che rappresenta la grundnorm di tutti coloro che vedono in questa modifica dell’assestto costituzionale motivi di timore per la essenza stessa dello stato unitario. L’esecutivo attualmente in carica, fin dalle prime settimane di attività, ha attribuito rilievo centrale al tema dell’autonomia differenziata, e cioè all’esigenza di dare attuazione al disposto del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione – come riformulato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001.
Trattenere la maggior parte del gettito fiscale per sè da parte delle regioni a maggiore reddito pro-capite, le stesse che poi invocano l’intervento dello Stato se colpite da immancabili flagelli naturali, a nord come al centro come al sud. Ma par si vada verso questa soluzione che di fatto, al netto di cosa possano sostenere i demiurghi di questa riforma, aumenta le distanze tra regioni ricche e regioni povere. Di questo s’è discusso nell’ambito di un convegno al Museo del Sannio organizzato dalla Cgil di Benevento e a cui hanno aderito anche il PD e l’Anpi , oltre a tante altre associazioni. Invitato a relazionare Franco Russo, un passato da parlamentare nelle fila di Democrazia Proletaria e poi di Rifondazione che sulla questione ha idee molto nette
le dichiarazioni nel video che segue