L’andamento climatico negativo di queste settimane si sta dimostrando devastante per il settore apistico regionale, azzerando di fatto le produzioni di miele primaverili e condizionando pesantemente quelle estive”. L’
AP.AS (Apicoltori Campani Associati), la più rappresentativa associazioni regionale, lancia l’allarme sulle conseguenze del clima rigido che sta caratterizzando la primavera 2023. Con una missiva a firma del suo presidente Angelo Petretta, indirizzata all’assessore Nicola Caputo, ha chiesto alla Regione Campania il riconoscimento dello stato di calamità e l’attivazione degli interventi compensativi previsti per gli apicoltori.
“E’ stata già gravemente compromessa la produzione di miele di acacia – ha spiegato il presidente Petretta – e si prevede una forte riduzione di quella del miele di sulla. Due varietà di fondamentale importanza economica per le aziende apistiche campane che in molti casi hanno dovuto ricorrere all’alimentazione di soccorso per limitare le perdite delle colonie. Una pratica che comporta un enorme aggravio economico considerando il forte aumento dei prezzi delle materie prime”.
I dati APAS raccontano in modo chiaro il difficile momento che stanno vivendo gli apicoltori campani: “Sulla base dei numeri registrati per il 2022 pubblicati, per la Campania, dall’Osservatorio Nazionale del Miele, ed in base alle segnalazioni pervenute dai nostri associati il danno subito dalla produzione è stimabile in oltre 10 milioni di euro”.
Il presidente APAS ricorda anche l’importanza vitale che l’apicoltura riveste per l’ambiente, la biodiversità e l’intero comparto dell’agricoltura. “Gli apicoltori che custodiscono ed allevano le api, di fatto, soprattutto per i cambiamenti climatici avversi che stiamo vivendo, svolgono un ruolo fondamentale assicurando con la loro attività la presenza delle api su tutto il territorio campano. Sostenerli – chiosa Petretta – assume una valenza importantissima”.
In Campania si contano oltre 100.000 alveari gestiti da circa 2.000 apicoltori, con una produzione di miele superiore ai 15.000 quintali per un valore economico di circa 13.000.000 di euro, e l’
AP.AS con i suoi 450 soci che gestiscono oltre 52.000 alveari, è la prima tra le associazioni regionali e la terza a livello nazionale.