“Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali per garantire prezzi giusti ed una più equa distribuzione del valore a tutela dei consumatori degli agricoltori contro le pratiche sleali. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione della riunione della Commissione di allerta rapida sul caro pasta convocata dal Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel precisare che l’esigenza di “sostenere nel Piano nazionale di ripresa e resilienza l’agroalimentare dove sono stati presentati progetti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti”
Un impegno che anche per la pasta sarebbe una garanzia di stabilità ed equità dei prezzi lungo la filiera, ma che assicurerebbe anche una maggiore sicurezza alimentare ai consumatori. A gennaio 2023, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono aumentate di sei volte le importazioni in Italia di grano duro dal Canada dove si utilizza il glifosate in preraccolta come disseccante secondo modalità vietate in Italia, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat. Una concorrenza sleale nei confronti dei nostri agricoltori ma anche una preoccupazione per la salute dalle quali i cittadini posso difendersi scegliendo le confezioni con prodotto 100% italiano, grazie alla battaglia della Coldiretti sull’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta. E’ quindi strategico – precisa la Coldiretti – far ripartire la commissione unica nazionale (CUN) per il prezzo indicativo in Italia del grano duro come sostenuto anche dal Ministro dell’agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida.
Il caro prezzi – continua la Coldiretti – ha tagliato del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2023 che sono però costretti però a spendere comunque il 7,7% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica, nel primo trimestre del 2023, secondo su dati Istat. Le difficoltà – sottolinea la Coldiretti – si estendono dalle tavole alle campagne dove oltre 1/3 delle aziende agricole (34%) si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo mentre il 13% è addirittura in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività secondo il Crea che evidenzia i forti aumenti dei costi di produzione.
Il grano duro per la pasta viene pagato in Italia circa 36 centesimi al chilo ad un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo scorso anno mentre il prezzo della pasta è aumentato il doppio dell’inflazione. Una anomalia di mercato sulla quale – conclude la Coldiretti – è bene intervenire chiarezza anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano e dei consumatori che portano in tavola in media 23 chili all’anno di pasta.