Diga di Campolattaro al centro della nota stampa di Altra Benevento:
Ieri, al convegno della CGIL sulla criminalità nel Sannio, il prof. Riccardo Realfonso e il Procuratore della Repubblica, Aldo Policastro hanno ricordato che la grande disponibilità dei fondi PNRR e la fretta per gli appalti, aumentano il pericolo di infiltrazioni malavitose e di corruzione.
Quindi, tutti i relatori hanno sottolineato la necessità della massima vigilanza di “ognuno per la propria parte” per segnalare fatti anomali e problemi anche per la sicurezza dell’ambiente e dei lavoratori.
Da alcuni mesi il movimento Altra Benevento evidenzia i pericoli relativi alla realizzazione del progetto della Regione Campania per l’utilizzo dell’acqua della Diga di Campolattaro, finanziato con circa 700 milioni di euro.
Riassumiamo le questioni salienti che poniamo all’attenzione della Procura della Repubblica, della Prefettura, delle amministrazioni comunali interessate, delle forze politiche, dei sindacati, delle associazioni ambientaliste e di impegno civico, della stampa.
La Diga costruita tra gli anni ’80 e il 2006 (con varie interruzioni e varianti dovute soprattutto alle frane) per contenere le piene-evitare alluvioni e irrigare i campi, attualmente trattiene 124 milioni di metri cubi di acqua proveniente da sorgenti del fiume Tammaro, pioggia e scarichi fognari anche non depurati.
Il Ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero della Cultura- Soprintendenza Speciale per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con il decreto n.141 del 16-03-2023 ha espresso giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del progetto di fattibilità tecnico- economica “Utilizzo idropotabile delle acque dell’invaso di Campolattaro e potenziamento dell’alimentazione potabile per l’area Beneventana”, senza considerare alcune evidenti omissioni.
Lo studio di fattibilità della Regione redatto da Acqua Campania spa (società totalmente privata (47,9% di Vianini-gruppo Catagirone, 47,9% di Veolia-multinazionale francese, 4,2% altri privati) prevede una galleria sotterranea di sette chilometri, un impianto di potabilizzazione, due centrali elettriche e una fitta rete idrica per irrigare 15.000 ettari della valle Telesina e fornire acqua potabile a due milioni e mezzo di residenti nel Sannio e nelle province di Caserta e Napoli.
Ma dall’esame degli atti acquisiti dal movimento “Altra Benevento è possibile” emergono almeno tre criticità del progetto: una frana attiva che rischia di ostruire l’invaso; la carente valutazione del rischio sismico; la scarsissima qualità dell’acqua da potabilizzare.
FRANA. Il progetto preliminare di febbraio 2022 considera “stabilizzata” una frana sulla sponda destra della diga che invece è ancora attiva. Lo hanno comunicato con una apposita perizia di maggio del 2022 alla ASEA, società della Provincia di Benevento che controlla la Diga, tre studi tecnici appositamente incaricati. Il movimento franoso è ancora attivo e capace di mobilizzare 500.000 metri cubi di terreno sul sistema si svuotamento dell’invaso e ostruire la Diga con gravi conseguenze. La frana si sposta proprio in direzione dell’area dove si dovrebbe costruire la galleria sotterranea.
A dicembre 2022 ASEA ha incaricato gli stessi studi tecnici di effettuare una nuova perizia sull’area interessata dalla frana ma la società a febbraio 2023 ha risposto che la valutazione definitiva sarà pronta ad ottobre 2023. La Regione Campania, però, in questo mese affiderà i lavori.
RISCHIO SISMICO. Per la valutazione del rischio sismico, la Direzione Generale Dighe ha chiesto alla società ASEA una perizia più approfondita sui possibili effetti dei terremoti nelle aree di epicentro, considerato che quello del terremoto del 1456, il più distruttivo d’Italia, fu localizzato a 2 chilometri dall’attuale invaso. La valle del Tammaro è attraversata da diverse faglie, recentemente un terremoto di magnitudo 4,7 con epicentro in provincia di Campobasso a meno di trenta chilometri dalla diga, è stato avvertito distintamente anche a Benevento e Campolattaro ma non risulta che sia stato effettuato lo studio chiesto da DGD.
SCARSSIMA QUALITA’ DELL’ACQUA. Nel progetto della Regione Campania l’acqua della diga è stata classificata A3 secondo i parametri indicati nella sezione A dell’allegato 2 alla Parte III del Decreto Legislativo 152/06 e quindi per la potabilizzazione è necessario un costoso “trattamento fisico e chimico spinto, affinamento e disinfezione”.
La classificazione A3 è stata definita a seguito di alcune insufficienti analisi effettuate dal laboratorio incaricato da Acqua Campania spa che più volte nel 2020 ha accertato la presenza di Ammoniaca, Fosfati, Azoto Kjeldahl, Bario, Streptococchi fecali ed Enterococchi, Coliformi fecali e totali.
I campioni di acqua contenenti tali inquinanti sono stati prelevati al centro del lago, dove maggiore è la diluizione, ma sicuramente la loro concentrazione aumenta sulle sponde fino a rendere “non potabilizzabile” l’acqua, considerato che nell’invaso confluiscono: gli scarichi di almeno 4 paesi (non tutti con depuratore); gli scarichi dell’area industriale di Morcone; i liquami di un contestatissimo presunto impianto compostaggio di Sassinoro; i reflui non depurati di un collettore fognario di Cuffiano, popolosa frazione di Morcone; i liquami degli allevamenti zootecnici intensivi sulle colline dell’invaso che finiscono nella diga con le piogge.
Nonostante tali criticità, la Regione Campania ha già pubblicato gli avvisi per gli espropri ed annuncia che nel corso di questo mese di maggio saranno bandite le gare per gli appalti.
Pertanto c’è il rischio di spendere milioni di euro per la ennesima opera incompiuta perché i lavori affidati in gran fretta alle ditte prescelte, con il pagamento di cospicui acconti, saranno inevitabilmente bloccati per i problemi segnalati con le perizie innanzi indicate e già inviate da Altra Benevento ai Ministeri competenti e alla Regione Campania.”