La riapertura del reparto di Chirurgia d’Urgenza all’Ospedale San Pio di Benevento, come l’attivazione degli angiografi per rimanere nella rete IMA, sono stati oggetto di riflessione da parte del consigliere regionale Gino Abbate, che ne ha parlato come un fatto non propriamente eccezionale, ma che anzi dovrebbe rappresentare la normalità per un’azienda ospedaliera di riferimento come il San Pio. Sull’argomento torna anche Guido Quici presidente della Federazione CIMO che condivide la posizione di Abbate.
“Condivido sicuramentele dichiarazioni del consigliere Abbate che tra l’altro è un collega e conosce molto bene le dinamiche che sottendono alla nostra sanità locale. In questo caso parliamo di lavori di ristrutturazione edilizia del reparto di Chirurgia d’Urgenza, un reparto che non ha mai chiuso e che ha sempre funzionato nella maniera ottimale anche durante il Covid, quindi migliorare l’accoglienza e dare maggior comfort ai pazienti è sicuramente un fatto positivo, ma non è certamente innovativo– afferma Quici –Mi meraviglio piuttosto come si possa uscire dalla rete IMA, più che rientrare nella stessa rete, anche se per un periodo di tempo breve. Tutto questo è legato al mal funzionamento di una tecnologia fondamentale come l’angiografo, qui è un problema di programmazione mancata negli anni precedenti, perché la sostituzione è un atto talmete complesso che andava fatto alcuni anni fa e non ci si doveva ridurre all’ultimo momento”.
Afferma Quici, che poi si sofferma sul fenomeno della fuga dei medici dal San Pio, solo nell’ultimo periodo sono stati ben 6 i camici bianchi che hanno deciso di lasciare l’Azienda Ospedaliera.
“Io mi chiedo per quale motivo i colleghi vanno via dal San Pio e vanno magari a lavorare in ospedali limitrofi, l’unica spiegazione che mi posso dare è che non c’è una politica sul personale: ancora non vengono dati gli incarichi, non c’è uno stimolo professionale, non c’è uno stimolo economico e quindi di conseguenza tanti colleghi che vengono da fuori Benevento e che viaggiano ogni giorno, sono scoraggiati a viaggiare e a non vedere realizzate le proprie aspirazioni. Però ci sono anche tanti colleghi beneventani che iniziano ad andare in altre strutture ospedaliere, affrontando quotidiani viaggi pur di affermarsi da un punto di vista professionale.
Ecco io penso che il vero rilancio dell’Azienda Ospedaliera derivi da una vera politica da affrontare sul personale sia medico che infermieristico, ad iniziare dalla formazione fino ad uno sviluppo di carriera, che il contratto prevede in maniera obbligatoria ma che ancora si ignora nella nostra struttura.” Ha concluso Quici.