‘Continua la comunicazione dell’A.O. S. Pio che probabilmente cerca, con abnegazione, di fuorviare le innumerevoli, vecchie e costanti criticità che ricadono sull’utenza per sfuggire a delle evidenti responsabilità in materia di organizzazione e di gestione sanitaria.
Riaprire i reparti dopo il covid e’ una procedura scontata quanto normalissima. Oltretutto basti pensare alle note della Regione Campania che già da agosto 2022 avevano consigliato tali aperture e di prevederle eventualmente con delle cosiddette “bolle”, ovvero con la possibilità di destinare qualche posto anche per i malati covid in tutti i reparti.
Ovviamente, le procedure dell’A.O. S. Pio, per alcuni, risultano sempre eccellenti pur non riuscendo finora a motivare il perché a tante persone è stato negato il diritto al ricovero per le dovute cure o, in alcuni casi, interventi chirurgici anche di rilevante importanza.
Per la riduzione e in alcuni casi la negazione degli interventi chirurgici, è palese che c’è carenza di anestesisti ma tale problema poteva essere gestito diversamente?
Sono, forse, problemi che scaturiscono dalla organizzazione sanitaria?
In tre anni si sono alternati quattro Facenti Funzioni come responsabili della rianimazione, non avevano raggiunto i settanta anni e quindi avrebbero potuto continuare a lavorare come anestesisti, perché sono andati via?
Se oggi gli anestesisti rimasti dovranno ovviamente garantire l’emergenza è scontato che saranno compromessi gli interventi di elezione, tra cui quelli oncologici, e questa riduzione rende poco attrattivo l’ospedale. Pensiamo ad un malato oncologico che deve subire un intervento programmato e che per mancanza di anestesista non lo potrà fare. E’ molto probabile che cambi struttura e che abbracci la croce dei viaggi della speranza.
Così per i ricoveri, oggi si fa passare come un miracolo l’apertura della Chirurgia d’Emergenza quando dovrebbe essere considerato un palese ritardo di programmazione e organizzazione considerando la nota della regione. Pensiamo ad un altro malato oncologico che ha bisogno di cure e quindi di ricovero e poiché alcuni reparti sono ancora esclusivamente covid, è costretto ad andare fuori città.
Altrettanto sconcertante il caso IMA, ovvero della rete di trattamento per l’infarto miocardico acuto, esultare per il reintegro del S. Pio nella rete regionale, dovrebbe risultare fuori luogo se la motivazione dell’esclusione era dovuta alla questione angiografi o da altre significative situazioni di organizzazione e programmazione sanitaria.
Come vuole considerare tutto ciò la Direzione del S. Pio e gli Organi di controllo?
Sommando tutte le criticità che ricadono sull’utenza è comprensibile che una Comunità segnala e denuncia alle Autorità per chiedere un accertamento delle responsabilità che hanno determinato questo declino dell’assistenza ospedaliera e che ancora oggi non trova alcuna risposta.
Ringraziamo tutte le Organizzazioni sociali e i cittadini che in questi giorni stanno manifestando adesione e solidarietà per la nostra iniziativa che come annunciato sarà promossa in primavera in modo che le condizioni meteorologiche possano consentire la permanenza ai gazebo.