Riceviamo e pubblichiamo:
‘L’Asea la società pubblica che gestisce l’invaso di Campolattaro (presidente il mastelliano Giovanni Mastrocinque) non risponde all’EIC (coordinatore del Distretto Sannita, il mastelliano Pompilio Forgione) che nel Piano d’Ambito ha scritto: “l’apertura incontrollata della diga” causò l’alluvione del 2015 con 5 morti e danni per 120 milioni di euro.
Neppure il sindaco Mastella commenta la clamorosa notizia ma interviene per polemizzare con il presidente della Regione che non ha previsto la distribuzione di acqua della Diga per irrigare anche le campagne di Morcone e della valle del Tammaro.
Il leader di Noi di Centro, che un anno fa dava consigli per eleggere il presidente della Repubblica e si considerava indispensabile per governare l’Italia grazie alla sua “strategia del viandante”, non è riuscito a far eleggere in parlamento neppure la moglie, ha perso l’assessore campano e molti adepti nazionali e regionali.
Pertanto, con un nugolo di fedelissimi tenta almeno di mantenere il suo potere nel Sannio ma sa bene che per farlo non basta gestire il comune capoluogo, deve almeno controllare uno dei settori strategici per lo sviluppo.
Non ha voce in capitolo per le grandi opere (strade e ferrovie), non conta nel settore Energia e spera di controllare la gestione dell’acqua anche per l’agricoltura e quindi si è concentrato sulla nomina del Gestore Unico per i servizi idrici e l’utilizzo della Diga di Campolattaro.
Per affidare alla società Sannio Acqua srl la distruzione di acqua potabile in tutto il Sannio i mastelliani hanno dimostrato grande determinazione (il Distretto sannita creato in tempi record; la forma di gestione pubblico-privata decisa senza argomentazioni sufficienti; statuto rabberciato, Piano d’Ambito adottato ma segretato) ma non sono riusciti ad ottenere l’adesione di molti Comuni.
Finora sono meno di 40 perché i sindaci più attenti hanno capito che non rischiano il minacciato commissariamento considerato che anche il Piano Economico Finanziario del distretto (pag. 669-670-671-742) prevede per il 2023 l’adesione alla società Sannio Acque srl di soli 39 comuni sul totale di 78.
Adesso Mastella e Forgione sono con il fiato sospeso ad aspettare che il governo conceda al presidente della Regione il termine per scegliere il privato che parteciperà al 45% della società Sannio Acque, ma sanno che per loro sarà sempre più difficile imporre questa scelta.
Intanto non perdono di vista la Diga di Campolattaro che attraverso opere da realizzare per un totale di 500 milioni di euro dovrebbe distribuire acqua ad uso potabile e ad uso irriguo.
Anche le associazioni di categoria dei contadini e i sindaci di molti comuni sanniti si affannano a chiedere al presidente della Provincia (il mastelliano Nino Lombardi) impianti di distribuzione ma non hanno capito che per ridurre il rischio sismico l’invaso potrà distribuire solo il 75% dell’acqua calcolata nel progetto originario, appena sufficiente per l’uso idropotabile e per l’irrigazione di parte della provincia di Caserta.
Ma questo particolare Mastella, Forgione, Mastrocinque e Lombardi non lo hanno spiegato e neppure dicono che molto difficilmente i lavori saranno appaltati entro quest’anno come prevedono i decreti di finanziamento.
Asea la società pubblica che gestisce l’invaso di Campolattaro (presidente il mastelliano Giovanni Mastrocinque) non risponde all’EIC (coordinatore del Distretto Sannita, il mastelliano Pompilio Forgione) che nel Piano d’Ambito ha scritto: “l’apertura incontrollata della diga” causò l’alluvione del 2015 con 5 morti e danni per 120 milioni di euro.
Neppure il sindaco Mastella commenta la clamorosa notizia ma interviene per polemizzare con il presidente della Regione che non ha previsto la distribuzione di acqua della Diga per irrigare anche le campagne di Morcone e della valle del Tammaro.
Il leader di Noi di Centro, che un anno fa dava consigli per eleggere il presidente della Repubblica e si considerava indispensabile per governare l’Italia grazie alla sua “strategia del viandante”, non è riuscito a far eleggere in parlamento neppure la moglie, ha perso l’assessore campano e molti adepti nazionali e regionali.
Pertanto, con un nugolo di fedelissimi tenta almeno di mantenere il suo potere nel Sannio ma sa bene che per farlo non basta gestire il comune capoluogo, deve almeno controllare uno dei settori strategici per lo sviluppo.
Non ha voce in capitolo per le grandi opere (strade e ferrovie), non conta nel settore Energia e spera di controllare la gestione dell’acqua anche per l’agricoltura e quindi si è concentrato sulla nomina del Gestore Unico per i servizi idrici e l’utilizzo della Diga di Campolattaro.
Per affidare alla società Sannio Acqua srl la distruzione di acqua potabile in tutto il Sannio i mastelliani hanno dimostrato grande determinazione (il Distretto sannita creato in tempi record; la forma di gestione pubblico-privata decisa senza argomentazioni sufficienti; statuto rabberciato, Piano d’Ambito adottato ma segretato) ma non sono riusciti ad ottenere l’adesione di molti Comuni.
Finora sono meno di 40 perché i sindaci più attenti hanno capito che non rischiano il minacciato commissariamento considerato che anche il Piano Economico Finanziario del distretto (pag. 669-670-671-742) prevede per il 2023 l’adesione alla società Sannio Acque srl di soli 39 comuni sul totale di 78.
Adesso Mastella e Forgione sono con il fiato sospeso ad aspettare che il governo conceda al presidente della Regione il termine per scegliere il privato che parteciperà al 45% della società Sannio Acque, ma sanno che per loro sarà sempre più difficile imporre questa scelta.
Intanto non perdono di vista la Diga di Campolattaro che attraverso opere da realizzare per un totale di 500 milioni di euro dovrebbe distribuire acqua ad uso potabile e ad uso irriguo.
Anche le associazioni di categoria dei contadini e i sindaci di molti comuni sanniti si affannano a chiedere al presidente della Provincia (il mastelliano Nino Lonbardi) impianti di distribuzione ma non hanno capito che per ridurre il rischio sismico l’invaso potrà distribuire solo il 75% dell’acqua calcolata nel progetto originario, appena sufficiente per l’uso idropotabile e per l’irrigazione di parte della provincia di Caserta.
Ma questo particolare Mastella, Forgione, Mastrocinque e Lombardi non lo hanno spiegato e neppure dicono che molto difficilmente i lavori saranno appaltati entro quest’anno come prevedono i decreti di finanziamento.’