Altra Benevento ha chiesto al Prefetto di accertare le ragioni della mancanza realizzazione del piano di Caratterizzazione della falda contaminata e di verificare con quale percentuale di acqua del Biferno era stata mischiata quella prelevata dalla Gesesa alle fontane e risultata potabile.
“Illustre signor Prefetto, dopo gli esami dei giorni 15, 16 e 17 novembre che hanno accertato la presenza di Tetracloroetilene nei pozzi di Pezzapiana oltre la soglia di potabilità, il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, si è lamentato a mezzo stampa per la ‘scarsa collaborazione istituzionale’ dell’ARPAC che a suo avviso avrebbe dovuto attendere oltre le 48 ore per comunicargli i risultati che lo hanno costretto a vietare l’uso a scopo potabile dell’acqua servita ai rioni Libertà, Ferrovia, Centro Storico basso e contrade limitrofe.
Mastella che in un primo momento si era limitato a constatare l’anomalia dei dati ARPAC, con il comunicato ufficiale, che allego, emesso dal Comune di Benevento il 28 novembre dopo l’incontro con una associazione di consumatori, ha <<rassicurato che l’acqua è sempre stata potabile e che i cittadini non hanno corso alcun rischio>>.
Insomma, il sindaco va ben oltre i suoi poteri e senza attendere neppure la conclusione dell’indagine in corso da parte della Procura della Repubblica, ha “sentenziato”, senza mezzi termini, che l’acqua è SEMPRE stata potabile e che pertanto l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale della Campania, dipartimento di Benevento, avrebbe sbagliato clamorosamente gli esami procurando gravi disagi e preoccupazione ai cittadini e alle attività commerciali della parte bassa della città.
Clemente Mastella ha tratto questa sua convinzione dal confronto dei dati forniti da ARPAC con quelli, quasi contemporanei, forniti da GESESA a seguito di prelievi effettuati a tre fontane che sancivano la potabilità dell’acqua, come dichiarato alla stampa al termine della riunione in Prefettura del 18 novembre.
E’ noto, però, che l’acqua analizzata nei pozzi non è la stessa acqua prelevata alle fontane perché quest’ultima è miscelata, per concentrazioni elevate, con acqua del Biferno che non contiene tetracloroetilene.
Quindi, se l’acqua dopo l’attingimento dal pozzo fosse stata mischiata, ad esempio, con acqua del Biferno in concentrazione 30% – 70%, al momento del prelievo alle fontane la presenza di tetracloroetilene si sarebbe ridotta almeno al 30 % rispetto a quella accertata nel pozzo.
Da parte sua, l’ARPAC, con una corposa relazione inviata ieri al Comune, alla ASL, alla Prefettura e alla Procura della Repubblica non ha ammesso alcun errore, anzi ha confermato la validità dei quattro esami effettuati tra il 15 e il 17 novembre che hanno accertato il superamento della soglia di potabilità del pericoloso inquinante.
Secondo l’agenzia di protezione ambientale <<la concentrazione molto elevata di PCE (tetracloroetilene) rispetto alle medie dei valori storici riscontrati in zona, potrebbe essere teoricamente attribuita, per un contaminante dalle caratteristiche chimico fisiche del tetracloroetilene, a diverse cause tra cui la condizione di ricarica dell’acquifero, l’emungimento che potrebbe aver mobilizzato contaminante stratificato e averlo attirato nell’area dei pozzi, l’attivazione di sorgenti primarie di contaminazione (sversamenti, perdite localizzate ed altro)>>.
E’ risaputo che il tetracloroetilente è presente nella falda della piana di Benevento da diversi anni e che a seguito delle pubbliche denunce di Altra Benevento, la Regione Campania nel 2020 ha disposto che il Comune di Benevento, proprietario dei pozzi utilizzati da Gesesa per servire la parte bassa della città, doveva effettuare, entro sei mesi, il piano di caratterizzazione.
Il Comune, in sintesi, doveva controllare con ulteriori e continui esami nei pozzi, anche in quelli privati nei quali in passato sono stati più volte accertati valori di tetracloroetilene oltre la soglia di contaminazione, e nei piezometri appositamente scavati, l’evolversi dell’inquinamento e la presenza di sversamenti attuali che avrebbero potuto spiegare anche il picco di tetracloroetilene verificato lo scorso anno nel pozzo di Campo Mazzoni poi chiuso definitamente.
Questo lavoro che si doveva concludere entro il 31 gennaio 2021, finora non è neppure cominciato. E’ stata incaricata la ditta Teknimod di San Nicola Manfredi che ha pure percepito un acconto, ma le attività fondamentali per controllare lo stato di contaminazione dei pozzi e prevenire il rischio di ulteriori picchi di tetracloroetilene non sono stati eseguiti a causa di contrasti tra Comune e ARPAC e la presunta mancanza di risorse nel Bilancio comunale.
Considerato il Suo recente interessamento per la questione, chiediamo il Suo autorevole intervento per accertare, anche attraverso la convocazione delle parti coinvolte, qual’era la percentuale di acqua del Biferno in quella prelevata alle fontane dal 15 al 19 novembre ed analizzata da GESESA e perché non è stato eseguito il piano di Caratterizzazione relativo alla contaminazione da tetracloroetilene della falda della piana di Benevento.