Gesesa difende con piglio le sue posizioni e attraverso un confronto, apprezzabile, con la cittadinanza al Piccolo Tetro Libertà porta i suoi dati e li offre ai comitati di quartiere. “Noi siamo sicuri delle nostre analisi”, dice a ripetizione l’AD di Gesesa Rubbo, ” e ci è sempre sembrato assurdo il picco da 250 mg che Arpac ha rilevato il 16 novembre per poi segnalarlo all’Asl e dunque al Comune.” E il mistero si infittisce. Oggi, a una settimana dai fatti, ancora non è chiaro chi abbia ragione e chi invece maledettamente torto. A dire il vero è Arpac, nella sua ufficialità, a dover dare una spiegazione plausibile, magari con una conferenza stampa ai suoi più alti livelli e portando numeri probanti, ma le carte l’agenzia regionale non le ha ancora prodotte. Mastella, di ritorno da Bergamo, esige una spiegazione. Vuole capire come sia stato possibile scaraventare una città intera nel marasma più completo per 48 ore, forse le più complicate della sua aventura a Palazzo Mosti. Il vertice di ieri a Via Annunziata tra Unisannio, Artea, Teknimond e Comune appare sempre più come una vera e propria commissione di inchiesta che però è alle prime battute e che dovrà fare luce sugli utlimi due anni di rilevamenti. Essa dovrà stabilire in base a che cosa, a quali fenomeni gelologici, si produca l’eventuale picco e forse anche le responsabilità, se ci dovessero essere, in conseguenza di eventuali sversamenti. Quello che appare certo, dopo almeno tre anni di tentativi maldestri di aggirare il problema puntando sulla potabilità e basta dell’acqua dei pozzi di Pezzapiana, sul solo fattore idropotabile, evitando di affrontare “in nuce” il problema del tetra, è che in quella falda c’è appunto tetracloroetilene e che le operazioni per governarlo hanno tardato ad essere proposte. Di carboni attivi per esempio, si parla dab tempo ma solo ora si affronta la questione in modo diretto, pur sapendo che la situazione è compromessa. Ma il sistema, che costerà 760mila euro, e che Gesesa e Regione stanno approntando, garantirà una nettezza al 90% di tracce di tetra nell’acqua pompata. Per la caratterizzazione dell’intera falda, vale a dire una mappatura di quanto tetra ci sia nelle falde nel loro complesso, il summit del Comune ha stabilito che una ripartenza in tempi brevi è da escludere. Mastella esige spiegazioni, vuole conforto preciso sui dati e non si fermerà. Gesesa per ora ha prodotto le sue argomentazioni. Si attende Arpac, che si è scoperto non avere proposto documenti nella famosa riunione di venerdi scorso in prefettura, dia prova della giustezza dei suoi rilevamenti. E che sia anche alla svelta.