Sostenere ed accompagnare le donne vittime o potenziali vittime di violenza, uniformando e razionalizzando le procedure, in modo da rafforzare il coordinamento della rete formata da tutti gli attori, istituzionali e non, impegnati nel complesso percorso di protezione delle donne, che va dall’ascolto e dall’accoglienza, fino all’inserimento lavorativo ed all’autonomia economica.
Questo è l’obiettivo del tavolo operativo volto a promuovere strategie condivise per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere, che si è riunito questo pomeriggio, presso la Prefettura di Avellino, e che prende le mosse dal Protocollo d’Intesa a suo tempo sottoscritto.
Alla vigilia della giornata nazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Prefetto di Avellino, Paola Spena, partendo già dalle buone prassi realizzate sul territorio, grazie alla importante attività svolta dalle Forze dell’Ordine, dagli Ambiti Sociali, dai servizi sociali dei Comuni, dalle strutture sanitarie, dai Centri Antiviolenza e dalle Organizzazioni Sindacali, presenti al tavolo, ha voluto raccogliere i contributi di tutti per condividere indirizzi omogenei tesi ad aiutare e proteggere le vittime nelle diverse fasi di fuoriuscita dalla violenza.
In attesa di poter varare a breve, sulla scorta delle proposte che perverranno, un progetto operativo unitario, il Prefetto ha chiesto di avviare azioni di sensibilizzazione mirate, a partire dalla prima agenzia educativa che è il mondo della scuola, con strumenti differenziati a seconda dell’età degli studenti, senza trascurare, poi, il fenomeno delle molestie sui luoghi di lavoro, ove pure occorre una attività informativa/formativa con la collaborazione di tutte le parti sociali.
“Anche nella nostra provincia, il tema della violenza di genere è fortemente avvertito, come dimostra il crescente numero di denunce sporte, sebbene si debba ancora lavorare per scongiurare il senso di solitudine che spesso attanaglia le donne e che ne scoraggia la denuncia. Occorre – ha detto il Prefetto- porre in essere un lavoro strutturato, a partire dalla promozione di una cultura non discriminatoria, incidendo in particolare sulle nuove generazioni, per cambiare mentalità, sia delle vittime che dei soggetti violenti. Su quest’ultimo fronte è necessaria anche mettere in campo una strategia di recupero degli uomini maltrattanti.”.