Avvocati a parlamento, tanto per parafrasare Aristofane. E in effetti l’arte della parola come strumento della professione forense rappresenta il diapason della vita di un avvocato, tenace e pugnace sostenitore dei diritti dei propri assistiti e in generale dei diritti che la Costituzione democratica riconosce in via prioritaria alla figura dell’avvocato. Vita togata, da Cicerone in avanti, per una corporazione con i difetti e le ambasce di altri ordini professionali ma che a San Vittorino ha ritrovato, quanto meno per poche ore, il gusto dell’unità, il prestigio della propria storia.
Medaglie e attestati per i trenta, i quaranta e anche i cinquant’anni di professione nel ricordo ognuno dei propri maestri, che sono figure ecumeniche della toga, l’emozione forte e anche il tripudio quando l’avvocato Cappa Sr ha innalzato i vessilli della antica arte forense, la facondia alta e sublime che accompagnava l’arringa nelle aule di tribunale e incarnata da avvocati che erano anche maestri di diritto e che dovrebbe tornare a riscaldare i cuori avverso alla fredda contemporaneità telematica. In definitiva, una bella mattinata fatta di eleganza e di stile, parole che sono riecheggiate fortemente nei vari encomi letti a suggello dei riconoscimenti, supportata dagli interventi delle autorità presenti, il sindaco, il prefetto, il presidente del Tribunale, il Procuratore della Repubblica le forze dell’ordine. Il presidente dell’ordine degli avvocati di Benevento Pavone