In tutta Italia le celebrazioni dei 104 anni dalla vittoria nella Prima Guerra Mondiale. E’ la festa delle Forze Armate, il raggiungimento della piena unità nazionale, l’acuto finale a quella epopea risorgimentale che ha prodotto la nazione. Le autorità civili, religiose e militari ne hanno omaggiato il portato, l’alzabandiera, il presentat arm, l’immancabile inno nazionale, i discorsi quest’anno saggiamente limitati da un’acquazzone scrosciante che ha abbreviato di molto la cerimonia. Hanno fatto appena in tempo il prefetto Torlontano a riferire il messaggio del Capo dello Stato e il comandante dei carabinieri Calandro quello del ministro della Difesa Crosetto. La pioggia ha dirottato tutti in prefettura dove è anche avvenuto il tradizionale conferimento degli attestati onorifici. La vittoria mutilata, così la storiografia ha contraddistinto quell’enorme sforzo bellico, una guerra, come tutte le guerre imperiliste, lontana anni luce dagli interessi di chi le combatte e muore. In quella enorme mattanza di trincea ad essere spazzata via fu un’intera generazione di ragazzi, di tutte le parti belligeranti, la maggior parte dei quali del tutto ignari delle ragioni per le quali andavano a sacrificare la loro vita. Guerra imperialista e capitalista, come tutte a partire da quella dei Trent’Anni a seguire
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