E’ stato sottoscritto oggi a Palazzo Caracciolo il protocollo d’intesa con il quale si istituisce presso la ex Caserma Litto al Corso Vittorio Emanuele di Avellino il Centro di Giustizia riparativa – mediazione e di aiuto alle vittime di reato, denominato “Il Lampione della Cantonata”. A firmare l’accordo il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, il dirigente del CGM – Centro Giustizia Minorile per la Campania, Giuseppe Centomani, il Garante Provinciale dei diritti delle persone con limitazione della libertà personale e direttore della Caritas diocesana di Avellino, Carlo Mele, la direttrice dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna, Barbara Salsano, alla presenza dell’avvocato Giovanna Perna, che svolge ruolo di mediatore/facilitatore.
Tra le altre finalità del Centro, figura la promozione di interventi per la gestione dei conflitti ed un servizio di aiuto alle vittime, con l’intento di favorire interventi tesi a ristabilire la sicurezza ed il legame sociale, riducendo il livello di conflittualità e violenza presenti nel contesto locale.
Il Centro ha come compiti l’attivazione di interventi di giustizia ristorativa e, in particolare, la possibilità per gli utenti di usufruire della mediazione vittima-autore di reato. Avvia, inoltre, forme di giustizia riparativa e di mediazione penale nell’ambito nei percorsi trattamentali predisposti per soggetti in regime di una misura alternativa alla detenzione o probativa, ponendo al centro la vittima e le sue prerogative di tutela e di protezione da ogni rischio.
“Con questa iniziativa – dichiara il presidente Buonopane – anche in Irpinia si attiva un percorso che consente, come previsto dalla normativa, di adottare misure alternative per chi commette determinati reati e di tutelare le vittime. Ringrazio i sottoscrittori di questo protocollo e quanti lavoreranno per portare avanti il progetto”.
“La giustizia minorile in Italia – sottolinea il dirigente Centomani – sta puntando ad attività volte alla promozione della qualità della vita nei contesti del mondo giovanile. Fra queste attività vi è la mediazione penale come modello extragiudiziale di intervento con i minori dell’area penale. Tale modello si pone come obiettivo il superamento dei conflitti generati dal reato e l’individuazione della soluzione degli effetti del reato sulle vittime”.
“Questo modello – rimarca la direttrice Salsano – rappresenta un ulteriore e prezioso contributo per far maturare la consapevolezza del reato commesso. Ciò significa maggiore responsabilizzazione e abbattimento della recidiva”. “Lo spirito di questa iniziativa – spiega il garante Mele – è quello di evidenziare che esistono anche altre modalità di detenzione. Spesso ci si dimentica di coloro che hanno subito il reato. In questo modo si favorisce un incontro tra le parti per una riconciliazione”. “Con la giustizia riparativa – aggiunge l’avvocato Perna – le vittime di reato vengono considerate non soltanto soggetti da assistere, proteggere e avvicinare con rispetto e compassione, come accade attualmente nelle aule dei tribunali, ma anche esseri umani capaci di partecipare attivamente con gli autori di reato e l’intera collettività, a forme di giustizia dialogico-consensuale aperte ad ospitare gesti di riparazione materiale e simbolica”.