In vista dell’appuntamento elettorale, fissato per domenica 25 settembre, dalle ore 7:00 alle ore 23:00, per il rinnovo del Parlamento italiano, il Garante campano dei diritti delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale, Samuele Ciambriello, invita anche il popolo detenuto a esprimere la propria preferenza di voto, così divenendo cittadini attivi.
Il Garante Ciambriello: «Sarebbe un errore madornale non recarsi alle urne, il voto è un diritto ed un dovere sacrosanto per tutti i cittadini; è l’espressione massima della democrazia. Anche i detenuti, chiaramente coloro su cui non pende un’interdizione dal diritto di voto, possono e devono esercitare questo diritto/dovere. Mi dispiace solo che le procedure per accedere al voto negli Istituti di pena sono farraginose, lunghe, complesse e che i detenuti sono poco informati sui loro diritti e non sanno nulla rispetto alle modalità di come esercitarli. I politici, pur avendo la possibilità di entrare in carcere per ispezione e controlli, non lo fanno. Il vento che spira è assai preoccupante: il ‘populismo penale’ si coniuga con il ‘populismo politico’ e così si evita di parlare di carcere».
I detenuti aventi diritto al voto sono ammessi a votare, previa esibizione della tessera elettorale o di un’attestazione equipollente rilasciata dal sindaco, nel luogo di detenzione, sempre che siano elettori dello stesso comune in cui ha sede la struttura oppure, nel caso di elezioni circoscrizionali, siano iscritti in una sezione compresa nella stessa circoscrizione nel cui ambito si trova il luogo di detenzione.
«L’invito ai detenuti è di esprimere la propria idea politica, così da esercitare uno dei diritti fondamentali; ai direttori degli istituti di pena di avviare una giusta informazione sulle modalità di voto, così da preparare per tempo tutta la documentazione necessaria per poter barrare un simbolo. Io, così come ho fatto due mesi addietro in vista del referendum, mi recherò nelle carceri per ribadire ai detenuti, che ne hanno ancora diritto, di votare, perché, anche se privati della libertà, possono contribuire alla formazione del Parlamento. Devono essere consapevoli del fatto che anche loro possono essere attori dei processi di cambiamento e non semplici spettatori. Solo esercitando il diritto al voto, però, possono essere protagonisti; chi non lo fa, non solo tradisce il suo status di cittadino, ma soprattutto non potrà proferire parole di lamentela sulle condizioni delle carceri e più in generale del nostro Stato, perché decidere di non votare equivale ad ammettere di non voler partecipare. Questo invito, chiaramente, non è solo per i detenuti, ma anche per i loro familiari e per tutti gli operatori penitenziari: non esprimere la propria preferenza preclude a tutti la possibilità di accusare la politica di non occuparsi dei problemi del sistema penitenziario», così conclude il Garante campano.