Autorizzazioni inevase o quanto meno incomplete, storie di licenziamenti ma non per quattro figure a tempo indeterminato e qualche mugugno di troppo nei retanti 43 lavoratori del SuperDecò di via dei Mulini che è al centro di una vicenda, l’ennesima, i cui connotati finiscono per essere sempre gli stessi: quelli dell’aggiramento delle regole. Galetto fu il Corona che per ironia della sorte, ma non tanto, è sempre lui a metterci lo zampino. Dai suoi esposti ai Carabinieri sui lati oscuri delle aurtorizzazioni inevase è poi scaturita la successiva evoluzione dei fatti che ha condotto al superamento della dead line del 22 di luglio, giorno nel quale si sarebbe dovuto aprire il punto vendita Decò di Via Dei Mulini. Si minimizzò. “Capo a qualche giorno e tutto si sistemerà”, fu detto dall’Amministrazione che ora però fa spallucce dinanzi all’evidenza dei fatti, col sindaco Mastella che si chiama fuori dalla vicenda. Dovranno essere i tecnici della Medi Store SRL, l’azienda che fa capo ai fratelli Claudio e Antonio Messina, capitale sociale pari ad un milione di euro, suddiviso al 50%, a colmare il gap delle autorizzazioni in cima alle quali c’è quella sugli scarichi fognari e si sa l’assenza del depuratore pone in capo a chiunque voglia fare impresa tutta una serie di contromisure e di accorgimenti dal tenore assai oneroso. E allora per quale motivo e da chi fu concesso di aprire i battenti il 22 luglio ben sapendo che nulla o quasi fosse in regola? L’assessore Ambrosone, che abbiamo intervistato ieri, da la responsabilità ai tecnici dell’azienda che avranno di certo la loro quota parte di colpa ma ci deve essere stato chi, dall’interno dell’Amministrazione, era d’acccordo. Sappiamo che oltre ad Ambrosone presente all’incontro con la delegazione dei lavoratori, gli unici a patire per tutta questa situazione, c’era pure Alessandro Rosa e c’era pure Attilio Cappa, la cui presenza si giustifica per il solo fatto di avere la delega alle Partecipate e visto che Gesesa dovrà rilasciare l’autorizzazione ecco che Cappa era del lotto. La tecnica di aprire e poi si vedrà non è affatto una novità. Qualche anno fa ci fu la questione Upim, operazione condotta all’insaputa dello stesso Ambrosone, e di certo le difficoltà non furono nemmeno paragonabili alla sfilza di autorizzazioni previste per un supermercato che fa anche macelleria, panetteria, e vendita di prodotti precotti tra cui spiccano anche arancini e crocchè. Ora bisognerà attendere i venti giorni o giù di li previsti dal sindaco per poter aprire a Via De Mulini, in precedenza s’era pensato in grande, addirittura la costruzione ex novo di due palazzine dove un tempo era l’ufficio Inps di Via Calandra, buttato giù di fretta e furia in pieno lockdown, e dove ballavano un sacco di quattrini. Basteranno? Non si sa. Si sa invece che i lavoratori sono in fermento. Delle 47 unità, 43 sono nel limbo e 4 non sono stati interessati dai provvedimenti dell’azienda; sono quelli a tempo indeterminato ma in questo momento fare distinguo è materia assai delicata.