Arriva puntale a metà luglio la classifica delle Università italiane a cura del Censis, ‘istituto di ricerca socio economico. Non sorride l’Università degli Studi del Sannio che, rispetto allo scorso anno, perde tre posizioni nella graduatoria dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) e ora occupa l’ottavo e penultimo posto. Ultima, anche quest’anno l’Università del Molise mentre si conferma in vetta l’ateneo di Camerino. L’Unisannio ottiene 79,3 punti su 100, 4 in meno rispetto al 2021.
Analizzando le diverse voci l’Unisannio perde ben 23 punti nell’indicatore relativo a borse, 5 punti nella capacità di comunicazione 2.0 e nell’occupabilità. Invariato, invece, il dato relativo ai servizi e al livello di internazionalizzazione. In controtendenza, invece, la valutazione relativa alle strutture disponibili che vede l’Unisannio passare da 87 a 92. Un indicatore in costante aumento negli ultimi due anni.
La Classifica Censis delle università italiane, composta di 69 graduatorie, a partire da 924 variabili considerate, viene elaborata da oltre vent’anni con l’intento di accompagnare i giovani diplomati nelle loro scelte universitarie. Il contesto in cui si inserisce la pubblicazione di quest’anno è però diverso da quello dei precedenti, quando da sette anni consecutivi si osservava la tenuta dell’andamento incrementale delle immatricolazioni, dopo una lunga stagione di contrazione. Il paventato crollo delle immatricolazioni per effetto della crisi pandemica, evitato nell’anno accademico 2020-2021 anche grazie alle misure emergenziali messe in atto per contrastarlo, si è verificato nell’annualità successiva, quando i nuovi iscritti si sono ridotti del 2,8%. Il fenomeno delle mancate immatricolazioni, sebbene con un diverso grado di incidenza, interessa comunque gli atenei a ogni latitudine del Paese. Sono gli atenei del Sud a registrare la maggiore variazione negativa: -5,1%, equivalente a oltre 4.900 immatricolati in meno. Seguono gli atenei delle regioni del Centro (-2,9%) e del Nord-Ovest (-2,3%). Quelli del Nord-Est sono gli unici a registrare una sostanziale stabilità di nuove iscrizioni rispetto all’anno precedente (solo -0,1%).
All’impoverimento materiale delle famiglie si somma, secondo il giudizio di quasi 5 rettori su 10, un crescente disagio giovanile, conseguente alla percezione di un futuro reso più incerto dal lungo periodo di pandemia. Un disagio che ha influito negativamente non solo sugli apprendimenti scolastici. Non indifferenti sono stati, infatti, gli effetti collaterali dal punto di vista psicologico, portando spesso giovani e studenti a vivere in una fase di sospensione, senza poter disporre di prospettive chiare per il loro progetti di vita.