Anno domini 1774. E’ la data di inizio dell’attività della Guardia di Finanza partita dal Regno Sardo per poi transitare nel Regno d’Italia e seguire le sorti repubblicane del Paese sempre a tutela della sicurezza economica delle isituzioni e della società. “Nec recisa recedit”, nemmeno recisa retrocede, motto dannunziano che ne ricorda la fedeltà all’impresa fiumana, il Corpo festeggia il genetliaco il 21 giugno e di mezzo c’è sempre il Vate che ne volle collegare le sorti alla battaglia del Solstizio, l’ultima offensiva austroungarica prima della resa di novembre, e nella quale la Regia Guardia di Finanza profuse la sua azione contribuendo a fermare il nemico. Storia a parte, il Corpo è fondamentale nel contrasto alla criminalità economica anche in zone un tempo ritenute oasi felici come la nostra, un racconto romantico purtroppo superato dai fatti. Le celebrazioni nella angusta sede di Via Bologna ma dall’anno prossimo, fatti i debiti scongiuri, sarà la ex caserma Pepicelli, il nuovo centro direzionale della città, ad ospitare il Corpo e allora la musica sarà diversa. Il colonello Eugenio Bua, comandante provinciale della Guardia di Finanza, al nostro microfono spiega il bilancio di un anno di operazioni.