Si è tenuto presso la Sala Consiliare il doppio confronto con le Associazioni ambientaliste e le Organizzazioni professionali agricole sul progetto per gli usi potabili ed irrigui dell’invaso di Campolattaro con l’intervento del Vice Presidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola e dello staff tecnico che ha redatto il progetto e la partecipazione della Provincia di Benevento con il Presidente facente funzioni Nino Lombardi.
Hanno partecipato ai lavori nelle due Sessioni: Legambiente, il WWF Sannio, Enpa Benevento, CAI Sezione Benevento, il FAI Delegazione Benevento, la Lipu Sezione Benevento, per il mondo di protezione ambientale; e la Cia, la Coldiretti, la Confagricoltura, l’Agrocepi, Alfonso Ciervo, l’Anpa – Liberi agricoltori, il Consorzio Bonifica Sannio-Alifano. Erano presenti anche il consigliere regionale Luigi Abbate, numerosi Sindaci, il Vice Sindaco di Benevento De Pierro e il Presidente del Consiglio comunale Parente, e lo staff dell’Assessorato all’Ambiente della Regione nelle persone del Dirigente Romeo Melillo e Costantino Boffa
Il Presidente Lombardi ha introdotto i lavori ricordando come le opere di potabilizzazione riguardano l’opera più importante del Mezzogiorno, che rappresenta una straordinaria opportunità e non una criticità ed un problematicità per il territorio sannita. “Fino ad oggi la diga era un lago, magari utile per fare gare sportive ma non altro – ha chiosato Lombardi”. Lombardi ha ricordato che la Regione ha voluto avviare un primo incontro cui altri ne seguiranno, confermando che il Presidente della Regione Vincenzo De Luca incontrerà i Sindaci del Sannio al più presto forse anche a Benevento.
Il Vice Presidente Bonavitacola ha dichiarato che il progetto è sempre perfettibile e proprio per questo si è voluto adottare un metodo di incontro delle istanze e dei Soggetti che rappresentano il territorio ed il mondo associativo per dimostrare in concreto attenzione ed interesse alla dialettica e al confronto su un’opera idrica che è la più importante del Mezzogiorno e che costituisce una risorsa fondamentale e plurale.
Giuseppe Vacca, il Progettista delle opere, ha ricordato che nel 1979 la Casmez l’ha pensata solo per le esigenze irrigue. La Provincia, dopo la chiusura del cantiere costruttivo nel 1997, ha realizzato una serie di opere per far sì che l’invaso fosse comunque riempito. L’invaso ha cambiato inevitabilmente l’ambiente in particolare il microclima e l’habitat, in modo spontaneo per una superficie di oltre 7 kmq.: ma essa era intrinsecamente incompleta perché non consentiva di estrarre l’acqua dall’invaso e renderla fruibile. Nel 2009 l’invaso aveva raggiunto 356 metri sul livello del mare e questo aveva consentito la nascita dell’Oasi del WWF. Oggi l’altezza del lago artificiale è giunta a 374 metri sul livello del mare con una serie di riempimenti progressivi disciplinati dalle Autorità. Mancano dunque tre metri di innalzamento per la massima regolazione: ma si confida che nei prossimi mesi giunga la autorizzazione per completare il collaudo funzionale per 125 milioni di metri cubi d’acqua/anno.
Il progetto attuale ha rivisto gli usi solo irrigui originari, ma oggi la Regione ha individuato la diga quale strumento per riequilibrare il bilancio idrico regionale, compreso il Sannio stesso che, anzi, è quello che ha sofferto di più in periodi di crisi: ora noi pensiamo che il progetto risolva proprio questi problemi. Dal lago partirà una condotta interrata fino al territorio di Ponte dove sarà realizzato il potabilizzatore delle acque e da questa località partirà poi la condotta principale per portare l’acqua fino alla centrale sul Grassano in Valle Telesina. Grazie alla nuova condotta si potranno anche realizzare due centrali di produzioni di energia elettrica grazie all’acqua quale forza motrice delle turbine.
42 milioni di metri cubi d’acqua serviranno gli usi civili: si raggiungerà il 70% della popolazione complessiva sannita anche con altri sistemi di adduzione; il resto raggiungerà anche le altre aree campane attraverso l’Acquedotto campano.
Per l’uso irriguo sono disponibili 46 milioni di metri cubi d’acqua per irrigare 15mila ettari di territorio sannita, estensibili a 18mila utilizzando la risorsa di derivazione del Grassano.
Il progetto ha un apporto multidisciplinare che è stato illustrato dalla docente Rosaria D’Ascoli la quale ha illustrato la programmazione degli interventi per la rinaturalizzazione dell’area a margine dell’invaso.
Il Direttore Massimo Natalizio del Consorzio Sannio Alifano ha quindi dichiarato che il progetto aggiorna lo studio del Consorzio Valle Telesina di alcuni decenni or sono, attualizzate sia le superficie da irrigare che i fabbisogni colturali. Secondo l’Università di Agraria di Portici che ha realizzato lo studio di settore non ci sono margini di redditività significative se si superano quali quote di irrigazione i 250 metri sul livello del mare. Dunque tutte le superficie coltivabili in provincia di Benevento al di sotto di tale quota sono pari a 18mila ettari, anche considerando il cambiamento climatico in atto. I fabbisogni delle aree alte al di sopra dell’invaso (Morcone, Sassinoro) sono aree soggette a sollevamento con evidente appesantimento energetico. Lo studio ha quindi effettuato uno scenario delle diverse colture da insediare.
Sono quindi intervenuti i rappresentanti del mondo dell’ambientalismo.
Per il WWF Camillo Campolongo ha sottolineato come la tematica ambientale sia altrettanto importante rispetto a quella irrigua: sono 190 le specie animali che sono presenti nell’area dell’invaso. La gestione sull’Oasi WWF cerca di migliorare la fruibilità dell’area della diga e per realizzare un centro di recupero della fauna. Ha dichiarato che alcune osservazioni del WWF sono state recepite dai progettisti e ha auspicato che la cooperazione possa continuare. Ha auspicato che il Contratto di lago venga approvato e infine che il Parco Regionale del Matese ricomprenda nel suo perimetro anche l’invaso.
Per Italia Nostra Davide Iannella ha chiesto anche lui che il Parco del Matese possa ricomprendere anche il lago di Campolattaro. Ha denunciato il proliferare delle pale eoliche nel Sannio. La zootecnia intensiva desta qualche allarme soprattutto per lo smaltimento che potrebbe creare condizioni di infezioni aviarie. Ha infine chiesto chiarimenti sui progetti delle centrali idroelettriche: secondo il Responsabile unico del Progetto, Rosario Manzi, esse comunque non sono da assimilare al progetto Repower (cioè quello di Pontelandolfo).
Per la Lipu Marcello Stefanucci ha affermato di ritenere molto importante il programma di rinaturalizzazione, ma ha chiesto che vada fatta una riflessione approfondita sul deflusso a valle dell’invaso delle acque raccolte dallo sbarramento. Il Tammaro, ha detto, dovrebbe essere ricompreso nelle aree SIC, cosa che oggi non è. “Non possiamo consentire che venga meno il rilascio dell’acqua della diga a valle sul Tammaro: dobbiamo impedire la secca in estate del fiume Calore”, ha concluso Stefanucci.
Su questo punto l’ing. Vacca ha assicurato che il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha chiesto garanzie per il deflusso minimo in alveo del Tammaro al fine di alimentare correttamente il fiume Calore.
Giuseppe Pagliuca per l’Anpa ha chiesto che si tenga in considerazione la compensazione sociale e l’aspetto gestionale, oltre a quello faunistico-ambientale.
Diverso invece è stato complessivamente il giudizio espresso dai rappresentanti delle Associazioni di categoria dell’imprenditoria agricola che hanno contestato molti punti del progetto. Si è anche venuta a determinare una polemica tra la Coldiretti e il Consorzio Sannio Alifano.
Per la Confagricoltura, Antonio Casazza la conclusione del progetto ricorda l’errore della infrastrutturazione per la larga banda: l’adduttore idrico proposto dalla Regione non servirà i singoli orti o le singole Aziende così come la linea principale della fibra ottica per la larga banda non arriva nelle case del Fortore pur passando a pochi metri dalle stesse. Casazza ha sottolineato però che la crisi idrica affligge ormai le aziende agricole in particolare quelle vitivinicole.
Per la Coldiretti, Gennarino Masiello ha ricordato che il progetto esistente non servirà ad irrigare un ettaro in più di quanto già oggi non sia irrigato, ma servirà soltanto a far risparmiare sulla bolletta energetica del Consorzio Alifano (grazie alle due centrali idroelettriche). Quindi, a suo giudizio, non ci sarà un aumento dell’area irrigata nel Sannio. Lo studio dell’Università di Portici ci dice che si potranno irrigare solo 14mila ettari della Provincia ma solo dopo aver trovato i soldi per realizzare le condotte secondarie di derivazione da quella principale. Ma questa dotazione finanziaria supplementare oggi non c’è. “Ci sono aree omogenee dove si possono fare investimenti produttivi: ma quanto ci è stato presentato oggi non ci soddisfa appieno. Dobbiamo aumentare la superficie agricola irrigata”, ha chiosato Masiello.
Nicola De Leonardis di Confcooperative Campania ha affermato che occorre tenere nella dovuta considerazione le Aziende che operano nelle aree a monte del lago sul Tammaro perché esse sono già oggi in sofferenza.
Carmine Fusco della CIA ha concordato sul fatto che occorre pensare a servire almeno le aree attraversate dalla condotta principale ed ha quindi sollevato il problema della concessione di eventuali sgravi per le bollette energetiche delle Aziende agricole sannite. “Oggi i parchi eolici non concedono sgravi alle Aziende e ai Comuni dove insistono gli impianti”, ha chiosato.
Per il Consorzio di Bonifica del Sannio-Alifano, il presidente Franco Della Rocca ha dichiarato di essere a disposizione per una Convenzione con la Regione per dare avvio il programma di irrigazione per 18mila ettari e si è detto altresì a disposizione delle Organizzazioni professionali agricole per ogni confronto.
Il Vice Presidente Bonavotacola, nel chiudere i lavori, ha dichiarato che la Regione ha pensato di realizzare con la condotta principale un’autostrada per l’acqua, dalla quale però evidenetemente l’acqua deve uscire per irrigare le Aziende attraversate dalla condotta altrimenti tutta operazione non avrebbe senso. Si è dichiarato disponibile a lavorarare insieme alle Organizzazioni professionali agricole per risolvere le criticità nei limiti di tempo che sono assegnati dai programmi del PNRR.