Viviamo in tempi difficili. Nessuno avrebbe mai potuto pensare che saremmo stati colpiti da due grandi tragedie, la pandemia e una guerra, e a così breve distanza.
Di fronte a eventi di tale natura – scrivono in una nota la dirigente scolastica Teresa De Vivo e 51 docenti del liceo classico ‘Giannone’ di Benevento – ogni parola appare inopportuna, inadeguata, retorica. Eppure bisogna correre il rischio e provare a esprimere l’indignazione per ciò che sta accadendo e la preoccupazione per il dispiegarsi di un potenziale distruttivo che rischia di travolgere, se incontrollato, l’intero mondo di diritti, di libertà e di pace che abbiamo costruito e cercato di preservare in questi ultimi settantasette anni.
È vero, ci sono state altre guerre, anche a noi vicine, alle quali abbiamo guardato a volte con solidarietà e coinvolgimento emotivo, altre con colpevole indifferenza, ma questa non è solo una guerra che minaccia l’Europa, i suoi valori, i principi su cui faticosamente ha improntato la propria esistenza. È il baratro sull’abisso di un conflitto nucleare che rischierebbe di annientare l’intera umanità.
La nostra Costituzione, all’articolo 11, ricorda che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e invita a creare le condizioni per cui si faccia tutto il possibile e anche l’impossibile per scongiurare un conflitto che, da qualsiasi parte si combatta, produce morte, distruzione, annichilimento. Chi potrà mai restituire una vita umana perduta per sempre, i suoi progetti, la sua storia, quello che avrebbe potuto dare al mondo? Come possono rimarginarsi le ferite psicologiche in un bambino o una figlia che ha visto i propri genitori cadere sotto le bombe? Che ha sentito l’odore aspro e feroce della rabbia che ha l’uomo quando perde se stesso? Cosa può ricostruire nell’essenza storica una città che racchiude la memoria di una comunità, col suo portato di arte e di bellezza, quando viene ridotta a un cumulo di macerie? La guerra è sempre un fallimento: il fallimento della ragione e della civiltà. È la risposta della forza bruta sulla riflessione e sull’intelligenza.
Noi, docenti del Liceo Classico Pietro Giannone, nella gravità del momento che stiamo vivendo, consapevoli dell’ingenuità di molti appelli, ma non per questo tacitati, nel condannare l’aggressione ai danni di un paese sovrano, ci uniamo a quanti si stanno mobilitando, in tutti i modi e con ogni mezzo, perché cessi il massacro di civili e di soldati, ucraini e russi, e ci si sieda al tavolo dei negoziati. Non c’è alternativa alla via diplomatica: chiunque sia in grado di mediare, la Ue o altri organismi internazionali ed extraeuropei, si attivi, concretamente, per cercare una soluzione e per provare ancora a costruire una speranza.
Non c’è modo di impedire che le pulsioni di morte che sono alla base delle guerre siano eliminate: ciononostante possiamo e dobbiamo neutralizzarle con quelle di vita, quelle che ci spingono a superare l’aggressività e a deviarle verso obiettivi socialmente, culturalmente e umanamente auspicabili. Possiamo, altresì, utilizzare il principio di cautela nell’evitare passi falsi che possano configurare pericoli futuri più devastanti e irreversibili. Soprattutto non possiamo arrenderci all’ineluttabilità del male né alla disperazione: abbiamo il dovere di esplorare tutte le strade che la nostra intelligenza ci prospetta e percorrerle. Fino allo sfinimento.
Non è in gioco solo la nostra civiltà, ma la vita di milioni di esseri umani che stanno soffrendo, da innocenti, le scelte volute e fatte da altri. È a loro che va il nostro pensiero e a cui chiediamo di volgere lo sguardo: si può ancora fermare questo vortice che sta risucchiando esistenze, legami affettivi, valori. E, se si può, si deve.
Erasmo da Rotterdam, incarnazione altissima dei valori umanistici, commentava negli Adagia un noto proverbio latino: “Dulce bellum inexpertis” (“La guerra è dolce per quelli che non l’hanno sperimentata”). Eredi degli stessi valori, condanniamo, con le sue parole, ogni guerra come assurda, belluina, selvaggia”.
I firmatari: Albini Maria Maddalena, Aversano Anna, Bagnoli Paola, Barone Donato, Bosco Angelo, Calabrese Massimiliano, Campagnuolo Giulia, Campanelli Nunzia, Carolla Angela, Caruso Paola, Colucci Susanna, Conti Caterina, Cosentini Natalia, Coviello Angela Violetta, Cuordoro Giampiero, D’Agostino Annapina, D’Onofrio Elena, De Cicco Angelo, De Duonni Luisa, De Lauri Antonio, De Nigris Annalaura, De Toma Miriam, De Tomo Laura, De Vito Teresa (Dirigente Scolastico), Del Core Mariateresa, Del Gais Paola, Esposito Francesca, Faiella Donato, Gentile Angela, Grelle Annalisa, Intorcia Elena, Leoni Isabella, Lombardi Loredana, Luciano Cinzia, Maglione Paola, Mandato Ivana, Masone Lucia, Mazzone Stefania, Mercuro Linda, Oliviero Franco, Pastore Annamaria, Pisano Leandro, Politi Luciano, Romano Claudia, Sguera Nicola, Simeone Teresa, Soldatesca Jenny, Tedesco Rita, Varricchio Giuseppina, Ventura Sara, Zampelli Piera, Zilla Cristina.