La questione dei pini beneventani assurta a vero e prorio caso politico. La delibera 41 da revocare, secondo l’opposizione, superata nei fatti ad avviso della maggioranza che conviene sulla necessità di normare in modo assai diverso una materia che ha smesso da parecchio di costituire un mero fatto botanico. “La strage dei pini”, urlano i movimenti come Città Verde, “la delibera non si tocca perchè rappresenta la foglia di fico per l’Amministrazione in caso di pericolo per la incolumità pubblica” il sospetto della minoranza. Sta di fatto che la bocciatura, come largamente previsto, della mozione De Stasio lascia inalterata a delibera 41 ma è un’altro l’aspetto che ora vierne maggioremente preso in considerazione: la monumentalità di quelle piante che ricordano la trasvolata atlantica di Italo Balbo del 1933. Secondo la norma che disciplina la materia, la legge n. 10 del 14 gennaio 2013, all’ articolo 7 dispone la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, e codifica il censimento di questi esemplari per definire un elenco a livello nazionale. La norma, attraverso il decreto interministeriale del 23 ottobre 2014, prevede che siano i comuni ad effettuare il censimento, a redigere un proprio elenco di esemplari e spedirlo alla Regione che valida le proposte di monumentalità che rispettano i requisiti previsti per inserirle nell’elenco regionale, che va poi trasmesso al Corpo Forestale dello Stato per inserirlo nell’elenco nazionale. L’Amministrazione ritiene che la monumentalità sia in rebus rispetto alle piante di maggiore longevità e fusto, in villa comunale così come nei viali, ma una stima vera e propria non c’è. Sarebbe opportuno esprimerla nell’interesse generale della questione.