“Ci siamo rotti i polmoni”. È questo lo striscione che, in piazza Kennedy, ad Avellino, campeggiava per la quarta tappa di ‘Clean Cities Campaign’ l’iniziativa che, con Legambiente, presenta gli indicatori “dello stato dell’arte di inquinamento atmosferico” e la “risposta politica delle istituzioni per contrastarlo”. Dai dati snocciolati è emerso come sia “fortemente critico l’inquinamento atmosferico nel capoluogo avellinese nelle centraline che misurano l’inquinamento urbano alla luce dei nuovi valori limite OMS (e prossimamente anche europei). Il PM10 dovrà essere ridotto del 49% entro il 2030, del 39% il biossido di Azoto e soprattutto il PM 2,5 del 69%. Per il PM10 è Avellino che
fa registrare nel 2021 il maggior numero di sforamenti annui (ben 51 µg/mc per la centralina Avellino Scuola Alighieri) ed è, inoltre, la città del centro-sud che presenta una media annua di PM10 più alta”.
Legambiente, in una nota, rimarca che si tratta di “lavoro enorme, ma che deve assolutamente essere fatto, anche in funzione anti Covid. È da tener presente, infatti, che l’esposizione ad 1 microgrammo/mc in più di PM2,5 genera un aumento del 5,1% del tasso di casi di Covid19 (Giovanni Veronesi e a., Occupationale and Environmental Medicine, 2022).Il tasso di motorizzazione molto alto, in leggera crescita, mentre cala sia la popolazione che il reddito. Forse effetto dei generosi bonus per auto nuove elargiti non solo dallo stato, ma anche dalla
Regione per auto non elettriche. Il 2020 è stato l’anno del lockdown, con pochi incidenti stradali, speriamo si mantengano basse anche nei prossimi anni (Fonte dati: ACI, Istat 2020)”.
“L’inquinamento atmosferico – dichiara Antonio Di Gisi presidente Circolo Avellino – è un problema complesso che dipende da molteplici fattori come il traffico, il riscaldamento domestico, gli abbruciamenti e l’industria. Proprio per tale complessità è una questione che non può essere affrontata in maniera estemporanea ed emergenziale, come fatto fino ad oggi , ma va presa di petto con una chiara visione di obiettivi da raggiungere, tempistiche ben definite e interventi necessari, oggi siamo qui per rilanciare agli amministratori locali la sfida di una mobilità sostenibile”.
Avellino, denuncia Legambiente, non ha ancora avviato un percorso di transizione verso una mobilità sostenibile e la città non ha neanche iniziato il percorso per la definizione del PUMS. Ma soprattutto, sottolineano dall’associzione, “siamo all’anno zero nelle politiche per la
ciclabilità, come per la pianificazione dei percorsi pedonali, la promozione dell’abitare la prossimità, per la ‘città 30′”. Modesta, per gli ambientalisti, anche l’offerta di mezzi pubblici, “manca un piano per l’elettrificazione del TPL e per l’avvio della sharing mobility. La Ztl lungo Corso Vittorio Emanuele e tratti di vie limitrofi, poco più di un passeggio, testimonia però come potrebbe trasformarsi in centro città e altre piazze della città, se opportunamente disegnate e rivissute. Dal mortorio della distesa di parcheggi a dehors, socialità, mercato, gioco, verde, arte