Fischiettii a tratti gracchianti, a tratti del tutto scassati tanto che alla fine funzionano solo quelli del banco della giunta. Stiamo parlando dei miocrofoni di Palazzo Mosti che da tempo immemore costituiscono la dannazione per ogni consigliere comunale che negli ultimi dieci anni si è avvicendato sotto la dicitura “concordes in unum”, costretto a scambiarsi un “gelato”, il microfono dei cantanti, tanto per capirci. Ora però la storia è cambiata. Frequentando con una certa assiduità il 38 di Via Annunziata ci siamo imbattuti in una squadra di elettricisti che in poco tempo ti hanno risolto il problema; microfoni nuovi di zecca e casse bianche disseminate lungo tutto il perimetro della sala consiliare, ora la voce dei rappresentanti del popolo s’ode squillante come quella del sindaco, cristallina nella sua performance dagli schermi di Rai Uno. Insomma, proprio ora che chiunque dei deputati potrà far sentire forte e stentorea la sua voce che succede? Ti arriva l’ordine categorico e impegnativo per tutti delle sedute a distanza per colpa del covid. Che poi non si è capito perchè nell’ultima seduta 20 consiglieri stavano in aula e la stampa no. Misteri microfonati. Tanto attesi e desiderati quanto per adesso inutili, quanto è vero che i tempi seguono i costumi. Ce li ritroveremo per il futuro ma per ora stanno incelofanati in attesa di prossimi sviluppi.