Sgombriamo il campo da facili deduzioni: sarà la magistratura a dirci se Don Nicola De Blasio è colpevole oppure no delle orribili cose di cui è accusato. In questa sede proviamo a fare un discorso diverso. Il processo mediatico che si è inevitabilmente aperto attraverso quella che è la vera sciagura del XXIesimo secolo, ovverossia la bancarella dei social, rappresenta lo specchio mefitico di questi tempi arcani, una marea di imbecilli, molto spesso analfabeti di partenza e purtroppo anche di ritorno, che ora dispone di un mezzo planetario per diffondere la propria astrusità spacciandola per opinione, ha già celebrato il processo: Don Nicola è colpevole, che sia pubblicamente distrutto, cosa, per altro, già avvenuta e per sua stessa ammissione, nel momento in cui ha reso la sua versione dei fatti a chi lo stava interrogando. E già, perchè oggi se vuoi colpire l’onorabilità di un uomo, esporlo al pubblico ludibrio, non occorre più organizzare una campagna di stampa, comprarsi qualche giornalista o promettere prebende a qualche editore, utilizzarlo come una clava insomma, no. Ci sono i social network e quelli agiscono motu proprio senza troppo sforzo. Se poi è un sacerdote l’effetto è duplice; e si, perchè se oggi vuoi distruggere un prelato punta dritto sulle tendenze pedofile, il nervo scoperto della Chiesa cattolica. Ora, Don Nicola non è un prete comune. Non è un mistero che la vita mondana lo attragga e parecchio, che viva il sacerdozio “laicamente”, che è stato fino a ieri al timone di una vera e propria macchina da soldi che è la Caritas diocesana che produce però anche tanto servizio ai tanti che in questi tempi di povertà hanno conosciuto, non avendolo mai vissuto, lo spettro della fame. Don Nicola ha sfamato migliaia di persone, dato rifugio a sventurati e non solo stranieri, vestito gli ignudi, per dirla alla Pirandello. Si sarà anche arricchito, forse, ma ha reso un servizio che le istituzioni cosiddette civili stentano a garantire tanto è vero che spesso e volentieri ci si rivolgeva a lui per evitare l’inazione. Un uomo così, al netto di tutto, merita o non merita un briciolo di cautela? Ma ora Don Nicola è un orco, non ha più voce in capitolo, è un reietto, lo ha sentenziato il mondo social e pure qualcuno che fino a mercoledi aveva ben altro atteggiamento nei suoi confronti. Quest’uomo può essere simpatico o antipatico, può stare sulle palle e probabilmente ci sta, per chi è sopravvissuto alla indigenza è un santo, per chi lo ha visto come un manager della disperazione altrui, un diavolo. “Aveva 170mila euro in contanti in casa sua” e allora? Basta questo per condannarlo? Nei tanti anni passati a fare il parroco a San Modesto, Rione Libertà, chi mai avrebbe osato soltanto pensare che Nicola potesse avere avuto attenzioni “particolari” sui bimbi? Ma Don Nicola ha foto compromettenti nel suo pc e si stenta a credere come se ne sia potuto dimenticare per tutti questi anni, la voce dei censori. La cosa tragica in questa storia tragica è che nessuno può dirsi sicuro di quanto vada affermando. Anche il sottoscritto, mentre scrive, non è esente da mille dubbi, gli stessi che potrebbero insorgere in ognuno di noi se ci dovessimo trovare in una situazione del genere quando tutto sembra essere contro di te e non sai da che parte iniziare per convincere gli altri del contrario. Personalmente, ho conosciuto Nicola quasi vent’anni fa e subito mi indusse a credere che fosse un figlio di p… di sesquipedale portata, una simpaticissima canaglia, un uomo pratico. Uno col quale puoi parlare di tutto, di santi e di puttane, di politica e di teologia e du Benevient. Uno che ha guardato alle evoluzioni di Piazza Orsini dal “basso” di San Pasquale, negli scenari mutati delle Gerarchie ma che non hanno toccato la Caritas, nell’opera di rinnovamento di Felice Accrocca che però si è fermata all’Arco, non è scesa più giù. Nel momento del bisogno, laconici i commenti ufficiali, molto misurati, quasi gelidi, senza quell’afflato tipico di quando si tocca l’istituzione per eccellenza. Nessuno ha fatto blocco. Don Nicola si è dimesso, nella sua stanza potranno rimuovere la foto di Mugione, la sua uscita di scena è una questione anche “politica” in attesa di capire se è un infame o una vittima.