Dopo la conferenza stampa conclusiva della visita in Italia e, in particolare per quanto di interesse In Irpinia, da parte di una delegazione Onu, da Ranieri Popoli riceviamo e pubblichiamo la nota dell’associazione “Salviamo la Valle del Sabato”.
Quello che emerge è un quadro davvero raccapricciante che descritto da esperti indipendenti suscita solo vergogna. Una vergogna non raccontata, anzi nascosta, un mondo di persone calpestate nei loro diritti elementari. Tutto nel silenzio di tutti. La politica è distratta, si accapiglia su cose marginali ed insignificanti, mentre quanto raccontato in questa conferenza stampa dovrebbe indignare e stimolare alla riflessione e alla lotta per ridare dignità ad esseri umani.
La delegazione del Gruppo di lavoro dell’ONU su Imprese e Diritti Umani è stata in visita in Italia dal 27 settembre al 6 ottobre. Incontri in sette regioni con sindacati, lavoratori, comitati di cittadini, avvocati, politici e vari rappresentanti istituzionali. L’obiettivo era un’analisi sul territorio su come e quanto le imprese rispettano i diritti umani e l’ambiente. Tra le tappe: Milano, Roma, Foggia, Taranto e Avellino.
Il Presidente del Gruppo di lavoro, il sig. Surya Deva, a conclusione della visita in Italia nella conferenza stampa del 6.10.2021 si dice sconcertato di quanto ha riscontrato in un Paese del G7. Non immaginava di trovarsi, nel 2021 e in un Paese sviluppato come l’Italia, a dover registrare tante situazioni scioccanti.
Le problematiche evidenziate:
1) Diritto alla dignità del lavoro
2) Inquinamento ambientale
3) Discriminazione di genere
1) Sfruttamento del lavoro.
La sicurezza sul lavoro in Italia è motivo di grande preoccupazione per il Gruppo di lavoro ONU. I troppi morti sul lavoro e i numerosissimi infortuni sono inaccettabili come è intollerabile lo sfruttamento degli immigrati. Lo sfruttamento riguarda tutto il mondo del lavoro italiani compresi ma è più significativo per gli immigrati, impegnati prevalentemente in agricoltura ma anche in altri settori. Molti extracomunitari sono senza documenti e richiedenti asilo e perciò maggiormente sfruttati. Non lavorano 8 ore al giorno per 5 giorni a settimana ma 12 ore per 7 giorni alla settimana. Questa condizione non riguarda pochi lavoratori ma migliaia e migliaia in più settori. Inoltre hanno contratti di 4-5 ore ma ne lavorano 12 venendo pagati per pochissimo. Subiscono spesso intimidazioni e sono sotto ricatto perché hanno bisogno di pagare i debiti che hanno contratto nel paese di origine o in Italia. Il Presidente Surya Deva definisce scioccanti le condizioni dei lavoratori a Foggia e a Taranto. Tutto ciò ha costituito per il Gruppo di lavoro una sorpresa. Le imprese usano la legge per implementare lo sfruttamento e il profitto. Le imprese sfruttano anche il governo evadendo le tasse. Usano contratti di apprendistato per non pagare i contributi. La piaga del caporalato è tollerata senza nessuna seria iniziativa di contrasto. Secondo il Gruppo di lavoro i migranti sono fondamentali per il tessuto produttivo e il governo deve adottare una politica di maggiore integrazione. Deve impegnarsi con più risorse per assumere ispettori del lavoro. L’Italia ha ottime leggi sulla carta ma l’applicazione delle stesse è debole. Per l’ONU anche il sindacato deve lavorare molto per difendere diritti che sono calpestati. Il governo non contrasta il caporalato. Tutto questo è inaccettabile nel XXI° secolo.
2) Inquinamento.
Il Gruppo di lavoro mette a confronto tre realtà: Avellino, Val D’Agri e Taranto. Per Avellino viene menzionato il disastro dell’Isochimica, per la Val D’Agri l’inquinamento provocato dalle perforazioni petrolifere e per Taranto l’inquinamento provocato dall’ILVA. Vengono descritte situazioni diverse di inquinamento per i tre siti ma c’è un condizione comune e cioè che gli imprenditori e il governo non ascoltano le comunità sul territorio. I cittadini in tutti e tre i luoghi sono sfiduciati perché nessuno li ascolta. Ad Avellino ad esempio la bonifica dell’Isochimica è stata chiesta per anni ed anni, è iniziata ma non ancora completata. Ci sono problemi che si trascinano da tanti anni ma restano insoluti. Con la popolazione invece ci vuole un dialogo fecondo. Tutti seduti comodi negli uffici a pianificare ma prima bisogna ascoltare le comunità e conciliare il diritto al lavoro e il diritto alla salute. L’equilibrio si può trovare con una politica efficace. Il profitto non deve prevalere sulla salute. Il profitto deve realizzarsi con il rispetto di principi fondamentali di rispetto dei diritti umani, sempre. Si riscontra una diffusa mancanza di responsabilità e di pene adeguate. Vi sono troppe violazioni impunite. Al governo si raccomanda di fornire maggiori risorse agli organi investigativi. Le industrie che stanno facendo profitto ignorando la salute pubblica devono essere adeguatamente punite e bloccate. Le poche multe di scarso valore economico non sono un deterrente efficace. Le sanzioni sono poco adeguate ai reati. Se il non uso di un sistema di depurazione fa risparmiare 500.000 euro a fronte di una sanzione di 50.000 euro l’inquinamento è certo.
3) Discriminazioni di genere.
Negli ultimi anni la legislazione ha prodotto un miglioramento. Tuttavia sono ancora poche le donne nelle posizioni apicali. Ci sono molestie sessuali molto diffuse. Durante la pandemia sono state le donne a pagare il prezzo più alto perché sono state quelle che per prime sono state licenziate. Inoltre sono aumentati i casi di abusi in ambito domestico.
In conclusione, il Governo sta facendo passi avanti ma deve fare di più per tutelare i diritti umani. In questo contesto bisogna creare una istituzione nazionale dei diritti umani che abbia il potere di operare su imprese, ambiente e lavoro: ciò è vitale. Come altri Paesi, ad esempio Francia, Germania, Belgio, Norvegia l’Italia dovrebbe emanare una legge di “dovuta diligenza”, cioè una valutazione preliminare che deve puntare in ogni fase a non calpestare mai i diritti umani, anzi ad implementare questo concetto. Tutte le imprese non devono abusare del loro potere.
Gli esperti del Gruppo di lavoro presenteranno le loro conclusioni e raccomandazioni al governo italiano e agli altri attori rilevanti in un dettagliato rapporto che sarà presentato al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra in giugno 2022.