La città di Avellino da oggi ha ufficialmente superato il limite annuale consentito dalla legge sugli sforamenti di polveri sottili: ben 36, appunto, quelli rilevati quando siamo ancora ad oltre 4 mesi e mezzo dal termine del 2021. Ancora una volta, dunque, il capoluogo irpino si candida a salire sul podio, o a posizionarsi nelle immediate caselle sottostanti, dei capoluoghi di provincia più inquinati d’Italia. Una collocazione ormai abituale negli ultimi tempi, alla quale pare abbia contribuito lo spostamento del terminal dei bus da piazza Kennedy al Piazzale degli Irpini davanti allo stadio Partenio-Lombardi. Il superamento delle Pm10 è stato registrato dal misuratore fisso dell’Arpac installato nell’ex scuola media “Dante Alighieri” di via Piave. Mentre a 30 segue la rilevazione registrata dall’apparecchio situato nel V Circolo didattico. Dati pesanti che impongono un’azione rapida e concreta per ridurre lo smog in città. Ma al di là degli annunciati provvedimenti, dei tavoli operativi di confronto con i comuni del comprensorio e degli studi assegnati ad una Università piuttosto che ad un’altra non si è mai andati. Serve ben altro piglio per arginare il fenomeno e il sindaco Gianluca Festa da ex militante dei Verdi-Partito Ambientalista lo dovrebbe sapere bene. Almeno su questa problematica, però, ci si attendeva da lui un’altra sensibilità che finora non è emersa.