La questione dei pini , con relativi avvisi di chiusura indagini ai due funzionari del comune, segna una pagina importante in questa contingenza politica ed elettorale. La Procura della Repubblica ha definito la sua inchiesta che si riferisce al taglio dei dodici pini del marzo 2019 e per i quali la magistratura inquirente ha ravvisato i reati di violazione del Codice dei Beni Culturali, la mancata comunicazione alla Soprintendenza, l’abuso di potere. Sulla questione è nata una disputa molto forte tra i cittadini della zona, riuniti in comitato, e l’Amministrazione cittadina che essi accusano di avere agito “manu militari” contro un bene arboreo ma più di tutto storico e connotativo della città di Benevento; quei pini che stanno li dal 1933 e cioè da quando Italo Balbo, e il suo stormo aereo trasvolò l’Oceano Atlantico giungendo in una New York in delirio pronta a tributargli onori da capo di stato. Questo ingelosì Mussolini e Balbo finì per pagarne assai tristi conseguenze. Lasciando stare la retrospettiva storica, la questione è la disputa tra una fetta di cittadinanza dei famosi quartieri alti e Mastella e la sua giunta e nella quale “de iure” entra l’azione della Procura che sostanzialmente accoglie le tesi di coloro che hanno sollevato la questione, De Iapinis e compagni. Il rischio è che questa decisione della Procura possa essere interpretata come una sorta di entrata in tackle, di invasione di campo da chi ritiene che possa avere connotati “politici” specie in questo frangente. La Procura sotto la direzione Policastro ha sempre fatto sentire la propria voce. Lo fece chiamando a raccolta le coscienze sulla questione dei beni confiscati mettendo Mastella in una posizione di forte disagio, lo ha fatto richiamando tutti ad un maggiore senso di responsabilità rispetto al possibile dilagare delle infiltrazioni malavitose nella distribuzione dei fondi del PNRR, lo ha fatto parlando di esigenza di impermeabilizzazione della pubblica amministrazione, lo ha fatto registrando una sostanziale disattenzione sul tema della legalità, scarsamente presente nelle agende elettorali dei candidati. A memoria, l’unico che intervenne fu Luigi Perifano poi non si è sentita altra voce levarsi sulla questione. Non vorremmo che questa vicenda facesse insorgere in qualcuno dei duellanti il pretesto per affondare la polemica sulla presunta irruzione delle toghe nel concerto politico, cosa che sarebbe disdicevole e pretestuosa. Excusatio non petita, accusatio manifesta, recita un brocardo latino ed è anche vero. Ma visti i tempi…