“Carissimi,
siamo ormai in piena estate, stagione a lungo attesa, ardentemente desiderata, nella quale molti hanno riposto tante speranze non solo di evasione dalle tensioni quotidiane, ma anche di ripresa economica dopo un periodo di prova durissima. Un’estate pericolosa, per le conseguenze che potrebbe avere nei mesi a venire…
Sapete meglio di me di essere voi, per primi, nel mirino, anche se noi adulti non siamo esenti da colpe (gli Europei di calcio, con tutto ciò che ne è scaturito durante e dopo, insegnano). Mi permetto perciò di dirvi che rischiate di diventare il capro espiatorio di una situazione imbrogliata; non metteteci del vostro per far avverare questa triste profezia. V’invito allora ad aderire senza riserve alla campagna vaccinale in corso (e a invitare anche quegli adulti riottosi a farlo), l’unica arma che abbiamo per combattere il virus, a dimostrare responsabilità e la necessaria prudenza in tutte le cose, perché il rischio di un riacutizzarsi del contagio è reale e il nostro territorio non potrebbe sostenere un altro anno come quello che ci siamo lasciati alle spalle: già molte attività hanno chiuso i battenti e tante tensioni, tanta rabbia e perfino violenza si sono accresciute…
C’è però un’altra cosa che vorrei dirvi. Lo faccio timoroso, quasi in punta di piedi, perché so che il mio è un discorso in controtendenza. Pensiamo proprio alle vacanze: si finisce spesso per sovraccaricarle di attese, come se in quei pochi giorni si dovessero sparare tutte le cartucce a disposizione, finendo spesso per restarne delusi. Esse, tuttavia, «non sono soltanto una bellissima pausa, ma sono altresì ed ancor più un incontro dell’uomo con se stesso, con la propria esistenza» (Paolo VI). Per questo azzardo una proposta diversa: non altre vacanze, ma “vacanze altre”. Cioè differenti, alternative.
Avete mai provato a trascorrerle in un’esperienza di servizio che alla sera vi lascia così stanchi da non veder l’ora di andare a dormire? Non potreste andare in discoteca fino all’alba, né la cerchereste, ma sareste felici per l’esperienza fatta fino a provarne a lungo nostalgia. Oppure in cammino, con lo zaino sulle spalle, lungo sentieri a volte tortuosi che spingono però a guardarsi dentro per ritrovare le ragioni stesse del vivere? O in semplice compagnia degli amici, in una pausa ristoratrice che alimenta il corpo e lo spirito, nutrita, oltre che dal divertimento semplice, dalla Parola di Dio, che è una Parola sull’uomo e sul suo mistero? Oppure offrendo la vostra collaborazione alle tante realtà impegnate in questi mesi a fornire offerte formative ai più piccoli o in attività organizzate su beni confiscati alla criminalità organizzata? Sono sicuro che ne trarreste gran giovamento, perché lo “star bene” non scaturisce dall’evasione forzata e trasgressiva, ma dal ritrovare se stessi nel riposo e nell’ascolto della voce di Dio che parla al nostro cuore.
Perdonatemi se ho osato tanto, ma – come già vi scrissi anni fa – si tratta di parole sgorgate davvero dal cuore di uno che tra i giovani ha vissuto a lungo e ai giovani ha sempre voluto bene.
Con affetto