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Rubrica: La moda e le donne islamiche. Un nuovo intreccio culturale sociale e commerciale

Rubrica: La moda e le donne islamiche. Un nuovo intreccio culturale sociale e commerciale

14 Luglio 2021 | by Domenico Letizia
Rubrica: La moda e le donne islamiche. Un nuovo intreccio culturale sociale e commerciale
Attualità
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I approfondimento: La donna e la società islamica tra mondo arabo e società preislamica

Nella religione islamica la moda deve rispettare alcune caratteristiche per essere halal, ovvero, lecita. Per rispondere alle esigenze delle donne musulmane sono molte le società e le aziende che stanno puntando a riscrivere il mercato permettendo alle donne di essere alla moda nel rispetto dei precetti islamici. Un mondo di informazioni e conoscenza che necessita di approfondimento per comprendere sia le diramazioni economiche e commerciali che quelle culturali, sociali ed antropologiche. Per comprendere tale vasto fenomeno, l’idea di lanciare una rubrica intitolata “La moda e le donne islamiche. Un nuovo intreccio culturale sociale e commerciale” con Simona Travaglini, esperta di moda e costume islamico, nonché esperta di diritto di genere nel mondo islamico, già fondatrice del “marchio” Heart&Fashion, oggi molto conosciuto ed apprezzato a Roma, risulta estremamente importante al fine di capire le potenzialità di tale mercato e assimilare i processi culturali e cognitivi che vi sono in tale intreccio culturale. La dottoressa Travaglini ha tenuto varie lezioni universitarie, tra cui ricordiamo l’approfondimento durante il master sulla moda nei Paesi Mediorientali nell’ambito del corso “Luxury and Fashion management” presso la Link Campus University. Secondo la dottoressa Travaglini è fondamentare ribadire che la religione islamica è molto diffusa anche al di fuori dei Paesi arabi: il più grande Paese musulmano è l’Indonesia, dove su 270 milioni di abitanti più di 200milioni sono musulmani. Tutti i Paesi arabi sono a forte prevalenza islamica, ma non tutti i Paesi islamici sono arabi. Per “Paesi arabi” si intendono i Paesi di lingua e cultura araba (ciò significa che un Paese si definisce “arabo” quando la lingua araba è la lingua ufficiale del Paese), di converso, in molti Paesi islamici l’arabo non è la lingua ufficiale, (in Iran, ad esempio, si parla persiano) e quindi non possono essere qualificati come “arabi”. Tale premessa è essenziale per comprendere l’importanza della donna nella società araba e in quella araba preislamica. Nella società araba preislamica “la donna viveva in secondo piano, una vittima dell’oppressione. I diritti delle donne erano calpestati e non avevano alcun riconoscimento per quanto riguarda i beni. La donna veniva considerata come un oggetto, non poteva ereditare, perché l’eredità spettava ai cavalieri, cioè a coloro che combattevano e tornavano col bottino. Inoltre, alla morte del marito, la donna veniva ereditata dai figli avuti dal rapporto con un’altra donna. L’uomo poteva sposare un numero indefinito di donne, ma il genere femminile non poteva assolutamente chiedere o scegliere il proprio marito, ne poteva rivendicare diritti”, ribadisce Simona Travaglini. “Tuttavia, dobbiamo ricordare che l’Islam, al suo nascere, ha attribuito una profonda dignità alla donna. Nella letteratura e storia delle origini dell’Islam, ritroviamo numerose figure interessanti, donne che si convertirono ed è stato proprio grazie alle donne e alla rilettura del Corano che è nato un dibattito sulla non corretta interpretazione del Corano che aveva relegato alla donna un ruolo secondario”, continua Travaglini.

D’altronde, le biografe delle donne che vissero durante l’epoca della prima fase dell’era islamica valorizzano l’importanza dell’istruzione e dell’Islam come ordinamento che tutela i diritti delle donne. La storia ci insegna e ricorda che le donne della prima epoca islamica erano molto erudite, intelligenti e coraggiose, alcune sono state sovrane illuminate, guerriere e sapienti, ma le esegesi classiche hanno scelto di ignorare le loro vite o descriverle come dei casi isolati, come dei fenomeni straordinari ed eccezionali.

D’altronde, “ricordiamo che la più fidata consigliera del Profeta era una donna. La moglie del profeta, Kadigia, di età molto più grande del Profeta è ricordata come una abilissima commerciante, una donna alla guida delle carovane, conosciuta all’epoca come personalità di spicco per la conclusione degli affari, non portava il velo, e gli studiosi condividono l’idea che ebbe una grande influenza sulla vita del Profeta, restando l’unica moglie fino alla sua morte”, rimarca Simona Travaglini.  Inoltre, tra le figure più importanti del mondo islamico particolare attenzione è stata posta a Fatima Al-Fihriya. “Tale importantissima personalità rappresenta la prima donna che fondò la più antica Università del mondo. L’analisi di tale figura è fondamentale per ribadire una storia straordinaria, un tipico esempio che permette di far luce sul ruolo e l’importante contributo delle donne, ampiamente sottostimato, nella civiltà islamica”, ha ricordato Simona Travaglini.

La comprensione e lo studio di tali aspetti, che caratterizzano l’essenza della società islamica, risulta molto importante per comprendere l’attualità e il costume nel mondo islamico e quindi poter analizzare la moda e la contemporaneità del fenomeno.

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