“L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha stilato una classifica in base al particolato PM2,5 (polveri sottili) su 323 città europee monitorate sufficientemente. Benevento occupa la 282 posizione, con 18,0 μg/m3 del suddetto particolato, quindi in fondo alla classifica, con una qualità dell’aria classificata come “scarsa”.
A Taranto, non presente nella classifica, l’OMS riporta comunque dati di tre centraline che, a seconda della distanza dall’Ilva, hanno medie annuali di 11,62 μg/m3, 12,08 μg/m3 e 16,10 μg/m3. Quindi, seppur città non industrializzata, a bassa densità abitativa e dagli ampi spazi urbanistici, Benevento presenta un’aria più inquinata di quella adiacente alla famigerata acciaieria tarantina.
Non basta cercare di attenersi al limite imposto dalla normativa italiana di 25 μg/m3: la concentrazione di polveri sottili dovrebbe essere la più bassa possibile. Basti notare che il limite massimo è posto in Giappone a 15 μg/m3, negli USA a 12 μg/m3, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) chiede che sia abbassato almeno a 10 μg/m3. È calcolato, infatti, che 7 milioni di morti all’anno sono imputabili all’esposizione a particelle fini in aria inquinata che penetrano in profondità nei polmoni e nel sistema cardiovascolare.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) considera l’inquinamento atmosferico e le polveri sottili tra le sostanze di classe 1, ovvero quelle sicuramente cancerogene.
Per il progetto ESCAPE (European Study of Cohortes for Air Pollution Effects), preso come riferimento anche dalla Fondazione Veronesi: “per ogni incremento di 5 microgrammi (μg)/m3 di PM 2,5, il rischio relativo di ammalarsi di tumore al polmone aumenta del 18 per cento.”
A parte, in passato, ordinare delle chiusure veicolari in certe zone, cercando di aggirare le misurazioni delle centraline lì installate, cosa è stato fatto poi da un punto di vista strutturale? Che indagini sono state prodotte?
Oltre ad emettere ordinanze sulla temperatura massima delle caldaie, quali e quanti controlli concreti sono stati effettuati? Che progetti seri per migliorare la qualità dell’aria definitivamente?
Cosa fa questa amministrazione, in questa direzione, oltre ad emettere comunicazioni inutili e tagliare alberi?
Per quanto riguarda quest’ultimi: non solo producono ossigeno, migliorando notevolmente la respirabilità dell’aria, ma abbassano la temperatura locale, così da combatte la generazione dell’aerosol inquinante.
Ma non basta: le piante sono capaci di assimilare direttamente il particolato urbano: secondo la American Forestry Association, un albero di circa 20 metri di altezza con una chioma di 10 metri x 10 metri nel complesso può assorbire in un anno circa 1 kg di particolato atmosferico.
Occorrerebbe studiare di più e pensare concretamente alla salute dei cittadini, piuttosto che usare termini suggeriti, quale “essenza arborea”, proveniente dal birignao burocratico, che indica una classificazione di genere, quindi rappresenta un concetto, mentre quelli tagliati dall’amministrazione erano alberi, di cui ci piacerebbe conoscere la pericolosità (mentre siamo certi della loro utilità).
Non “essenze arboree” ma veri, vivi e propri alberi.
È necessario che i prossimi amministratori della città si occupino realmente della salute dei cittadini e dell’ambiente, che considerino sacra la biodiversità, facendo passi in avanti, attivamente, e non solo in apparenza”.