Nella giornata di ieri, CIVES – Laboratorio di formazione al bene comune ha organizzato la tredicesima videoconferenza nell’ambito del ciclo di iniziative Cives in Dialogo, sul tema: “Sicurezza e legalità a Benevento e nel Sannio. Qual è la situazione e cosa fare?”. I lavori sono stati introdotti da Ettore Rossi, Coordinatore di Cives. Hanno dialogato: Giuseppe Moschella, già Dirigente Comandante della Polizia Municipale di Benevento; Michele Martino, referente di Libera della Provincia di Benevento ed Enzo Colarusso, giornalista di LabTv.
“I temi della sicurezza e delle legalità – ha introdotto Ettore Rossi – vanno guardati sotto due punti di vista: da un lato quello della macro criminalità e dell’altro quello della micro criminalità. Sono dimensioni connesse ma distinte: nel nostro territorio, per quanto riguarda il primo aspetto, la Direzione Distrettuale Antimafia parla di diverse aggregazioni criminali, ben sei, radicate nel capoluogo e nelle valli telesine e caudine, particolarmente dedite allo spaccio, all’estorsione, all’usura e alle infiltrazioni negli appalti pubblici soprattutto nello smaltimento dei rifiuti. L’ Eurispes ha individuato il Sannio come area a rischio di permeabilità alla criminalità organizzata, soprattutto in termini potenziali anche a causa delle nostre fragilità economiche e sociali, questo elemento va particolarmente attenzionato”.
Rossi ha concluso: “Poi c’è il tema, come detto, della micro criminalità e quindi della sicurezza che incide sulla qualità della nostra vita. Il nostro territorio non fa registrare un numero di eventi molto alti però alcuni reati, che creano molto allarme, sono effettivamente presenti come i furti in abitazione o delle autovetture, i casi di usura, i fenomeni di riciclaggio e impiego di denaro, le violenze sessuali. Bisogna avere costante cura di questi aspetti perché la sicurezza è un bene comune che necessita di attenzione quotidiana”.
Giuseppe Moschella, in seguito, ha aggiunto: “La sicurezza urbana riveste un ruolo fondamentale nell’ambito delle politiche locali e rientra tra le priorità delle politiche di una città. La sicurezza pubblica e quella urbana, sebbene siano concetti diversi, possono essere perseguiti attraverso una serie di azioni come il recupero del decoro delle aree urbane degradate, l’eliminazione di fattori di esclusione sociale e la prevenzione della criminalità. Nella nostra realtà sono presenti fenomeni di criminalità organizzata non trascurabili con tre clan attivi in città, che trattano prevalentemente estorsioni, usura e spaccio di stupefacenti. Altri clan hanno baricentro a Montesarchio, a Sant’Agata de’ Goti e in Valle Telesina dove agiscono anche contro gli agricoltori con una sorta di guardiania al contrario. L’altro elemento che preoccupa maggiormente è la microcriminalità, che incide più direttamente sulla percezione della sicurezza: anche se i dati ufficiali segnalano una complessiva diminuzione della delinquenza, la percezione resta molto alta. Ovviamente le statistiche si riferiscono ai dati denunciati, ma purtroppo in questo ambito sono presenti anche parecchie omissioni di denuncia”.
“Un’amministrazione comunale ha l’obbligo di intervenire sui fattori di esclusione sociale che influiscono direttamente sulla criminalità in tutte le sue forme” ha continuato Moschella. “Inoltre, bisogna promuovere fattori di sicurezza di comunità, investendo anche nella fiducia verso le istituzioni. Questo può avvenire promuovendo riunioni con i cittadini, coinvolgendo le associazioni del territorio ma anche tutta la cittadinanza. Va incentivata, inoltre, la polizia di prossimità tramite l’istituzione del vigile di quartiere che coniuga l’esigenza di avvicinare le forze dell’ordine ai cittadini con la possibilità di coordinare le altre forze poste nelle auto. Fondamentale è anche il ruolo della comunicazione su questi temi. Insomma, credo che tutti noi possiamo contribuire a migliore le condizioni di vita sociale del nostro territorio”.
Enzo Colarusso è intervenuto dicendo “La microcriminalità in effetti rappresenta uno spauracchio maggiore per quanto riguarda la sicurezza pubblica, poiché è la forma di violenza che maggiormente si avverte e ti tocca da vicino. Il ruolo della stampa è sicuramente importante nel raccontare i fenomeni delinquenziali di un territorio e io credo che queste questioni vadano sempre affrontate perché altrimenti il rischio è far passare il messaggio che il nostro Sannio è una zona franca. Questo sarebbe un errore grave perché, ad esempio, il nostro territorio da anni rappresenta una lavanderia per il riciclaggio del danaro sporco che proviene da altre zone del paese. Non abbiamo i morti per strada ma questo non vuol dire che la criminalità non faccia proseliti. La stampa in questo ha il compito di dare risalto a queste questioni, provando anche a stimolare l’opinione pubblica, così come la politica, che spesso e volentieri su questi temi preferisce non sbilanciarsi. Già in passato ho lanciato la provocazione di istituire a Benevento un assessorato all’onestà che dimostri con nettezza la rinuncia ai voti della criminalità organizzata”.
“Credo che dobbiamo innanzitutto fare una distinzione tra tranquillità e sicurezza – ha esordito Michele Martino – mentre la prima è frutto del percepito, la seconda richiede un approfondimento ed un’analisi. A tal proposito il ruolo di Libera, ma di tutti noi, è quello di contribuire a diffondere un approfondimento e un’audacia di analisi capace di diffondere la cultura della conoscenza e della resistenza a determinati fenomeni. Uno dei primi argini a questi fenomeni è proprio cominciare a parlarne, facendo anche i nomi di determinati personaggi e di determinate famiglie che si caratterizzano innanzitutto per una grande spavalderia e una grande arroganza. Se noi, come società civile, non tracciamo una forte linea di demarcazione con loro avremo sempre una grande presenza criminale che incide sul senso di sicurezza del nostro territorio”.
“Benevento è una piazza importante nello spaccio della droga – ha aggiunto Martino – ed è drammatico constatare che di questo tema si parla sempre meno sia in chiave educativa che nel dibattito politico. Non può essere solo un problema delle forze dell’ordine. Così come non possiamo restare indifferenti rispetto al numero di auto incendiate, alle sentenze che certificano la matrice mafiosa di alcuni reati, alle violenze e alle intimidazioni di cui spesso leggiamo sulla stampa. Pensiamo ancora al gioco d’azzardo che spesso è gestito dalla malavita organizzata. Altrettanto fondamentale è il riutilizzo sociale dei beni confiscati, come l’ex cementificio Ciotta a Benevento. È arrivato il momento in cui tutti quanti noi, dopo aver letto le sentenze giudiziarie, emettiamo anche sentenze sociali, diventando cittadini presenti e monitoranti. Per fare tutto questo siamo in ritardo, ma ancora in tempo”.