I veleni di Palazzo Mosti. Non è storia recente, dai tempi di Lanzalone ed anche prima il rapporto tra sfera politica e sfera burocratica è sempre stato improntato alla reciproca diffidenza. Nella temperie attuale, però, la contrapposizione, a tratti virulenta, è tutta interna ai gangli burocratici del Palazzo. Alti burocrati che si combattono a suon di carte bollate e non soltanto e che non riconoscono la legittimità del sistema di controlli che regola, piaccia o meno, la Pubblica Amministrazione e che nel caso del Comune di Benevento è funzione esercitata dal Segretario Genarale Cotugno, di diretta promanazione fiduciaria da parte del sindaco. E se Catalano mal tollera o non tollera affatto che si eserciti anche sul suo operato la suddetta funzione di controllo, al dirigente Verdicchio si contesta la pletora di interim che ne avrebbero fatto lievitare gli emolumenti in misura esponenzialmemnte maggiore rispetto al resto dei dirigenti. In sostanza, un coacervo di risentimenti covati che alla fine esplode in modo violento, con Mastella che, assai seccato, è costretto a dover dirimere. Finendo, poi, per agire in modo salomonico e quindi scontentare alcuni. Innanzittutto, a nostro sommesso avviso, lo stesso Segretario Generale che apparirebbe poco tutelata nella sua veste di superivisore ma a cui il sindaco ha tributato piena fiducia per il suo operato. Il rischio per la Cotugno è quello di diventare vaso di coccio tra vasi di ferro con l’aggravante dell’isolamento, umano e professionale al quale potrebbe andare incontro. Insomma, solo in questo caso sarebbe opportuno non dirlo a Mastella che è alle prese con la campagna elettorale e le sue difficoltà e per il quale vale la massima del Cavaliere Nero di proiettiana memoria.