“Dire che si vuole la scuola in presenza è facile, sostenere che sia preferibile rispetto alla DAD è addirittura un’ovvietà; molto più difficile è fare in concreto ciò che serve perché la scuola possa essere frequentata in condizioni di sufficiente sicurezza. Per chi in ogni istituto lavora e studia, ma più in generale per la comunità con cui ogni scuola necessariamente interagisce. Le dichiarazioni rese oggi alla stampa dal ministro Bianchi sono improntate a realismo e concretezza, quel che ci vuole per affrontare questioni sulle quali ogni approccio di tipo ideologico, magari piegato a fini prevalenti di polemica politica, è assolutamente da evitare, perché inutile e dannoso”. Lo afferma il segretario della Cisl Scuola Irpinia Sannio, Salvatore Bonavita, che spiega: “Da mesi stiamo avanzando richieste precise, purtroppo senza esiti soddisfacenti: abbiamo chiesto invano che si intervenisse efficacemente sul sistema dei trasporti locali, lo stesso per quanto riguarda la presenza in ogni scuola di specifiche competenze per l’individuazione e la gestione corretta dei casi di contagio. Accolta, per fortuna, la richiesta di dare priorità al personale della scuola nel piano delle vaccinazioni, ma le cose non stanno ancora andando bene: al ritardo nella fornitura dei vaccini si aggiungono infatti insufficienze, confusione e lentezza nella gestione degli interventi. Il tutto mentre l’evoluzione del quadro epidemiologico a causa delle varianti solleva nuovi e preoccupanti problemi di forte impatto anche per la scuola”.
“Crediamo che sia giusto rimettere alla competenza della comunità scientifica l’indicazione dei fattori in base ai quali valutare eventualmente la sospensione delle attività in presenza: ma intanto, per circoscrivere al minimo indispensabile le chiusure, si faccia di tutto per colmare lacune e ritardi sugli interventi necessari, considerando come assoluta priorità la vaccinazione di tutto il personale. Forse una regia nazionale è indispensabile per risolvere questioni che la burocrazia può trasformare in ostacoli insormontabili, come sta avvenendo per il personale che lavora fuori dall’ASL di residenza, o per chi è escluso dalla vaccinazione per mere ragioni anagrafiche. Per fortuna le scuole hanno ormai acquisito grande capacità e competenza nella gestione della didattica a distanza, per la quale si conferma come scelta giusta e saggia quella di averne definito una specifica regolazione contrattuale. Che l’esperienza fatta debba essere valorizzata anche in prospettiva, come una risorsa in più sul piano professionale, l’abbiamo detto più volte, ma resta il problema gravissimo delle troppe situazioni in cui l’accesso alla didattica digitale è impedito da carenze di dotazioni e infrastrutture, o da condizioni di disagio ambientale e familiare. Su queste c’è purtroppo ancora tanto da fare. Ecco perché il pieno ritorno alla didattica in presenza resta l’obiettivo da perseguire col massimo impegno, ma un impegno che deve alimentarsi di fatti concreti, non di parole e slogan”.