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Responsabilità civile e penale dei sindaci, interviene l’ANPCI

Responsabilità civile e penale dei sindaci, interviene l’ANPCI

1 Febbraio 2021 | by Maresa Calzone
Responsabilità civile e penale dei sindaci, interviene l’ANPCI
Attualità
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Riceviamo e pubblichiamo nota a firma dell’Anpci – delegazione regionale campana

Della condanna a carico del sindaco Chiara Appendino (M5S) della città di Torino, si è parlato anche in sede di ANPCI Nazionale – afferma il presidente della delegazione regionale Campania, Zaccaria Spina –. Il tema posto dalla condanna, di cui purtroppo si parla solo ora che riguarda il sindaco Appendino, è di quelli di cui da anni si chiede un serio ed approfondito intervento normativo. In un continuo moltiplicarsi di norme, procedure, obblighi ed incombenze ulteriormente aumentate anche a causa della emergenza epidemiologica in corso, possono i sindaci continuare a essere gli unici capri espiatori di ogni cosa che succede? Possono rimanere le uniche istituzioni sulle quali riversare il peso di scelte dalle responsabilità enormi? Per questo abbiamo ritenuto di condividere unanimemente il documento della Presidente Nazionale Franca Biglio”.

La condanna del sindaco Chiara Appendino della città di Torino – si legge nella nota a firma della presidente Franca Biglio e di Camillo Grosso – riporta alla ribalta un tema assai caro ad Anpci: la responsabilità civile e penale dei Sindaci. Un tema sul quale da anni si chiede allo Stato e alla Magistratura una seria riflessione. Per sgomberare il campo da inutili incomprensioni non siamo a chiedere certo una sorta di impunità o un diverso trattamento, ma semplicemente una serie di doverose tutele e riguardi per un ruolo già di per sé complesso. L’effetto di simili condanne, che in passato hanno toccato molti sindaci, ma hanno destato scalpore solo oggi perché riguardano il Sindaco di una grande città mentre alle spalle abbiamo un fitto numero di primi cittadini di paesi condannati per frane, valanghe, smottamenti, eventi calamitosi vari, feste e manifestazioni finiti tragicamente. Se la questione tecnica preferiamo lasciarla a giuristi, vorremmo concentrarci sull’effetto deleterio, collaterale di simili condanne: l’allontanamento delle persone dall’amministrazione degli enti locali. È oramai un fatto innegabile ed emergenziale come il cittadino rifugga sempre più l’impegno nell’amministrare un comune sia esso grande o piccolo. Perché? Forse perché è diventato assai rischioso e gravoso farlo, con poche risorse sia materiali che di personale, sia perché dietro ogni disgrazia o errore c’è una querela, una denuncia, un esposto. Ci troviamo oramai con un numero sempre più crescente di comuni ad ogni elezione con mono-lista (nella migliore delle ipotesi) o addirittura senza candidati a Sindaco. Non si può ignorare questo fenomeno e non si può fare finta che non sia determinato anche dalla facilità con cui gli amministratori locali diventano capri espiatori e vengano trascinati davanti ai magistrati. Come non si può neppure ignorare il fatto che cresceranno sempre di più i commissariamenti. Ringraziamo piuttosto tutti coloro che gestiscono con amore e passione la cosa pubblica ed evitiamo di mandarli a casa per legge: questa non è democrazia”.

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