E chi se lo dimenticherà questo 2020. Un anno strano, un anno che ha stravolto le nostre vite, le nostre abitudini. Termini come lockdown, assembramento, distanza sociale, droplet sono entrati prepotentemente nel nostro vocabolario. CTS, RNA, DAD qualcosa di più di un acronimo e il bollettino della protezione civile il termometro della nostre speranze. Dietro i numeri dei contagi, dei guariti e soprattutto dei decessi una storia, una persona. Il nostro vicino che di lavoro fa il medico o l’infermiere si è trasformato in condottiero. Le nuove star i virologi che hanno condizionato le nostre scelte. La tecnologia come alleato, un abbraccio il nemico. Protagonista del 2020 è stato questo virus invisibile ..ma quante cose abbiamo visto: le inefficienze del nostro sistema sanitario, gli errori del passato e la storture di quest’anno. Ma anche i nostri errori: pensavamo di aver vinto la battaglia quando in realtà quella che stiamo ancora vivendo è una guerra. Contro un nemico subdolo che sfrutta la nostra necessità di socialità. Un pranzo dai nonni, una giornata tra i banchi di scuola, una serata in pizzeria o al teatro, al cinema o ad un concerto. Il 2020 ci ha fatto capire quanto fosse ricca la vita di prima. Ma siamo stati bravi a costruirci un surrogato di normalità: ci siamo ritrovati a cantare dai balconi, festeggiare il compleanno su zoom dove abbiamo discusso anche la tesi di laurea. Abbiamo imparato a sorridere con gli occhi, non vediamo l’ora di liberarci di questa mascherina che nasconde soprattutto il sorriso dei più piccoli. La strada è lunga e il primo passo da fare è quello di stare lontano dall’indifferenza e dallo scetticismo, mettere da parte l’egoismo perché in quuesto 20 20 ne abbiamo abusato un po’ troppo. Da domani cambierà solo un numero, sta a noi lasciarci quest’anno alle spalle conservando quel momento, quell’attimo ma anche quel ricordo positivo, pardon ottimistico che questo 2020 ci ha dato . E fortui di un’esperienza di vita intensa proseguire verso una nuova forma di normalità