Riceviamo e pubblichiamo nota stampa a firma di Vincenzo Sguera, consigliere di “Patto Civico” del Comune di Benevento
La questione dell’apertura delle scuole senza attivazione della Didattica Digitale Integrata (DDI) sta assumendo sempre più i contorni di una questione politica. Va chiarito, innanzitutto, il profilo giuridico: il D.L.22/2020, convertito con modificazioni in L.6/6/20 n.41, ha previsto (art.2 co.3) l’assicurazione delle prestazioni didattiche nella modalità a distanza attraverso strumenti informatici o tecnologici a disposizione, così integrando l’obbligo già previsto per i Dirigenti Scolastici dal DPCM 4/3/20 (art.1 co.1 lettera g) di attivare la didattica a distanza attraverso l’opportuna organizzazione degli strumenti tecnologici. Con decreto n.89 del 7/08/20 sono state emanate le linee guida nazionali per la redazione dei “Piani scolastici per la DDI” da parte delle istituzioni scolastiche” che, a prescindere dal grado di istruzione, hanno l’obbligo di dotarsi del suddetto piano. L’elaborazione di questo piano riveste, dunque, un carattere prioritario giacché in esso devono essere individuati criteri e modalità per progettare l’attività didattica in DDI tenendosi in considerazione, in particolare, le esigenze di tutti gli alunni, specialmente degli studenti più fragili. Se, sulla base di quanto fin qui detto, risulta evidente che l’esercizio della discrezionalità dei Dirigenti Scolastici nell’avviare e nel proseguire la DDI debba avvenire alla stregua di una ragionevole valutazione dell’interesse pubblico (i Dirigenti scolastici non prendono, ovviamente, decisioni politiche), l’apprezzamento del numero complessivo degli studenti che rinuncerebbe alla didattica in presenza per ragioni assolutamente ed esclusivamente connesse alla prevenzione dal rischio sanitario non può sottrarsi anche ad una valutazione di tipo politico. A parte il complesso dei diritti costituzionali che viene in rilievo nella vicenda in parola – dal diritto all’istruzione a quello della tutela della salute, passando per il principio di continuità della didattica che attiene al normotipo del diritto fondamentale ad ottenere un’istruzione adeguata – , ciò che rileva è la voce della comunità che si declina come domanda politica. A questa voce “Patto Civico” non rimane insensibile ma, anzi, la fa propria e sollecita, perciò, tutte le istituzioni politiche competenti, di livello nazionale e territoriale, ad attivarsi per garantire la fruizione del servizio di DDI. Del resto, versando il nostro territorio nelle condizione di cui all’art. 3 comma 1 del dpcm ultimo (del 3 novembre 2020) – in quanto ufficialmente riconosciuto come area caratterizzata “da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto” -, non può non rivolgere comprensione e attenzione all’istanza di massima prudenza che proviene da una larga parte della comunità cittadina. Si aggiunga, a ciò, che è noto l’appello della comunità medico-scientifica dei pediatri di valutare con molta prudenza l’apertura delle scuole in una fase in cui il livello del contagio si manifesta ancora di assoluta rilevanza. In questo contesto, il ricorso alla DDI si propone come la soluzione ponderata più equa, idonea a bilanciare e realizzare tanto le aspettative dei genitori che auspicano la presenza dei figli alle attività scolastiche in condizioni di sicurezza, quanto quelle di genitori che, invece, ritengono opportuno in questa fase evitare tale partecipazione in presenza assicurando comunque per la via telematica la partecipazione dei loro figli alla didattica scolastica. Infine, la DDI garantirebbe tale continuità anche ai bambini che, in base alla presente disciplina normativa sulla prevenzione sanitaria, non potrebbero oggettivamente frequentare in presenza la scuola.