L’associazione dei provider indipendenti chiede al Ministro dello Sviluppo economico di rivedere i contributi amministrativi delle licenze punto-punto, per migliorare la connettività nel Paese, soprattutto in questa fase di emergenza. Link alla lettera: https://bit.ly/3mM3qoM
Un’immediata crescita delle prestazioni della connettività Fixed Wireless Access con la riduzione degli importi dei contributi amministrativi delle frequenze licenziate punto -punto. Questa è la richiesta che l’associazione dei Provider Indipendenti rivolge al Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, all’interno della lettera a lui indirizzata:
«Mediante l’uso di ponti radio che fanno uso delle frequenze licenziate è possibile un rapido incremento della banda disponibile sulle dorsali dei provider internet. Questo si tradurrebbe in un notevole miglioramento della banda erogata agli utenti finali in termini di capacità complessiva e di qualità (similare alla fibra ottica)», si legge nella lettera di Assoprovider, firmata dal presidente, Dino Bortolotto.
Secondo l’associazione, le frequente punto – punto non sono una risorsa scarsa nel Paese, con un utilizzo inferiore al 2% della disponibilità erogata. Tuttavia, per i provider è probitivo usarle a causa dell’attuale importo dei contributi amministrative, che “risultano i più alti d’Europa e sono fino a 10 volte maggiori di quelli richiesti in altri Paesi europei”.
Una distorsione del mercato
Il costo delle frequenze punto-punto oggi provoca una distorsione del mercato, soprattutto per il meccanismo di sconto quantità che consente una differenza del 400% tra il contributo amministrativo pagato da un piccolo utilizzatore e quello pagato da un grande utilizzatore dello stesso identico bene pubblico.
L’associazione chiede al Ministro dello Sviluppo Economico di imporre che lo sconto quantità del 75%, previsto per l’utilizzo delle frequenze punto-punto, sia applicabile a tutti gli operatori con meno di 50mila utenti:
«Le chiediamo pertanto di intervenire urgentemente per rendere questo bene pubblico, in massima parte inutilizzato, uno strumento realmente disponibile per combattere il digital divide e per porre fine alla enorme distorsione alla concorrenza tra grandi operatori nazionali e piccoli operatori locali».
Una battaglia lunga di Assoprovider
La riduzione dei contributi per le frequente punto-punto è uno dei cavalli di battaglia dell’associazione che da più di 20 anni si batte per rendere il mercato delle tlc più giusto per i piccoli e medi operatori delle tlc, e diminuire il digital divide:
«Da anni tutte le forze politiche in parlamento propongono la riduzione degli importi dei contributi amministrativi delle frequenze licenziate punto – punto, ottenendo sempre un diniego dai Ministeri competenti, adducendo che questa riduzione porterebbe ad una riduzione del gettito derivante dai contributi amministrativi».
Quello della riduzione del gettito è un falso problema, secondo l’associazione, che ritiene che la questione sarà ampiamente risolta con l’estensione dello sconto del 75%:
«Con questa formula i piccoli operatori incrementeranno immediatamente l’utilizzo delle frequenze licenziate punto-punto, con conseguente incremento del gettito che andrà a mitigare, se non forse addirittura ad annullare, l’eventuale diminuzione del gettito determinato dall’applicazione dello sconto del 75% ai soggetti con meno di 50.000 utenti».
Assoprovider è l’associazione che dal 1999 riunisce i primi fornitori di Internet (gli Internet Service Provider) che hanno contribuito con le loro battaglie contro le multinazionali a diffondere la Rete nel Paese. Tra le conquiste dell’associazione, l’approvazione della “Legge Salvaprovider”, che ha equiparato gli ISP agli operatori telefonici. E la liberalizzazione del WIFI nei locali aperti al pubblico o aree confinate di frequentazione pubblica.