La crisi economica, la crisi sanitaria e la mancanza di liquidità restano la piaga di questi tempi. Hanno rappresentato, insieme, un muro che ha bloccato le transazioni e, senza transazioni, ovviamente, non circola denaro e non c’è produzione. Attualmente, i cosiddetti financial marketplace, le piattaforme on line in cui si incontra direttamente l’offerta di venditori di crediti e la domanda di investitori alla ricerca di rendimenti unita all’esigenza di trovare fonti di finanziamento potrebbe essere soddisfatta da fonti di raccolta complementari, ma rimarrebbe l’esigenza di soddisfare altri fabbisogni finanziari, per non rimanere solo in un episodio sporadico e opportunistico nel ciclo di vita finanziario della clientela. Anche in questo caso innovazione e fiducia possono rappresentare un’ancora di salvezza per il sistema economico “vero” legato alle nostre imprese e alle attività di espansione del proprio mercato. Sono molti i vantaggi che le nuove applicazioni fintech possono consentire: semplicità e immediatezza nell’utilizzo, tempi più celeri e risposte più veloci, maggiore certezza e trasparenza in materia di costi e condizioni, minore burocrazia. Un fenomeno di potenziale disintermediazione del canale bancario con servizi e soluzioni complementari al credito bancario. In tale ottica non sono da escludere accordi di collaborazione tra la “finanza tradizionale” e quella digitale e un esempio è rappresentato da diverse banche internazionali, a partire da quelle americane, che negli ultimi anni hanno stretto partnership con diverse realtà fintech e complementari. La finanza alternativa, pur rappresentando ancora un mercato di nicchia se rapportato con quello del credito bancario tradizionale, ha registrato negli ultimi anni, una crescita sostenuta, garantendo alle imprese un flusso di capitali di circa 3 miliardi di euro, con un aumento di oltre il 30% rispetto all’anno 2018.
Qualunque sia il canale di finanziamento individuato, per le aziende diventa fondamentale acquisire dimestichezza con i nuovi strumenti di analisi e di pianificazione finanziaria. Presentarsi di fronte a un investitore o a un finanziatore senza una chiara visione del proprio posizionamento sul mercato, in termini di affidabilità, di redditività e di sostenibilità significa esporsi al forte rischio di una bocciatura.
Puntare su un sistema di scambio di debiti e crediti interno a un circuito di aziende, fondato sul principio che se qualcuno produce beni o servizi con un potenziale mercato nel circuito e crescita del fatturato l’economia si muove e potrebbe divenire “una soluzione emergenziale” che funziona talmente bene da pensare di farla divenire “situazione di normalità”. Una missione che da qualche anno l’Istituto di Credito Complementare, divenuto S.p.A., sta intraprendendo con successo sul territorio italiano, delineando un sistema monetario complementare che sostenga gli scambi e la produzione locale e che agevoli l’incontro tra bisogni insoddisfatti e risorse inutilizzate. In questo modo, domanda e offerta non saranno più condizionate da una banale mancanza di denaro. Un circuito di compensazione presuppone un’entità terza che permetta e registri gli scambi economici tra gli aderenti facendosene garante e fungendo da camera di compensazione. Ciò è possibile perché la moneta complementare, una volta acquistata, non può essere riconvertita in quella ufficiale. In questo modo, pur rispettando le condizioni derivanti dal monopolio di emissione della banca centrale, la nuova moneta supera i vincoli del sistema monetario e finanziario ufficiali.