“La vicenda delle interruzioni d’acqua in alcune zone del Sannio e dell’Irpinia ha assunto contorni paradossali e s’intreccia alla perfezione con la penuria di risorse idriche scaturita da una gestione a dir poco allegra risalente all’ultimo ventennio. Ho predisposto e sto per depositare una interrogazione urgente al Ministro dello Sviluppo Economico per fare piena luce sulla questione, per verificare se sussistano i presupposti per accedere a nuovi finanziamenti da parte dell’Alto Calore Servizi (una società pubblica sull’orlo della bancarotta) e per verificare, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e delle Infrastrutture, se sia il caso di procedere con l’invio di ispettori o addirittura con il commissariamento dell’Ente. Direi che ormai abbiamo oltrepassato il limite della decenza. C’è gente che ancora ha il coraggio e la faccia tosta di dare suggerimenti e consigli alla popolazione. Ci sono migliaia di nuclei familiari con numerosi anziani e bimbi piccoli che dal 28 luglio con temperature che sfiorano i 40 gradi è rimasta a secco e non hanno pozzi o serbatoi con riserve da cui attingere. Secondo l’Alto Calore Servizi, la crisi idrica è aggravata dalla mancanza di piogge invernali. Pertanto l’amministratore unico Ciarcia, candidato alle regionali in pectore con il Pd, raccomanda ai cittadini di evitare sprechi! E a chi dovrebbero appellarsi invece gli utenti per altri sprechi, quelli che hanno portato l’Ente in questione ad accumulare debiti per 140 milioni di euro? Stiamo parlando di una società che serve un bacino di 450mila abitanti, che negli anni scorsi ha dissipato fondi a iosa, e che non è stata in grado neppure di pianificare il riammodernamento di tubature vecchie di 60 anni (in alcuni casi anche di 70 anni), che generano perdite nel sistema di distribuzione di quasi il 50%. Oggi è sufficiente un banale guasto ad un’elettropompa di sollevamento per lasciare 50, 70 o 90 comuni senz’acqua per diversi giorni, problemi che altrove non causerebbero alcun disagio. Alto Calore Servizi non perde occasione per rimarcare l’esigenza di interventi mirati sull’impiantistica, su infrastrutture risalenti a prima del 1971 che andrebbero necessariamente sostituite e per rivendicare finanziamenti da parte della Regione Campania per realizzare questi interventi. Come se i vertici della società negli ultimi 20 non siano appartenuti allo stesso partito del governatore della Campania (salvo la parentesi del quinquennio Caldoro), per un monocolore che ha prodotto il nulla in termini di filiera istituzionale e che oggi fa sì che il Pd accusi il Pd per uno stallo conclamato e un collasso annunciato. L’Alto Calore Servizi è un’azienda senz’acqua e senza soldi, che non è in grado di garantire i livelli minimi alla cittadinanza, che per sopravvivere è costretta ad elevare ogni anno la tariffazione idrica a fronte di un servizio sempre più scadente, oggetto di inchieste da parte della Magistratura che ipotizza una mala gestio continuata negli anni e di visite ormai sistematiche da parte della Guardia di Finanza che acquisisce documentazioni, si concentra su bilanci sospetti e sugli importi dei canoni di depurazione. Alto Calore Servizi è oggi una società che a fronte di spese ingenti, assunzioni, incarichi, ha solo 6 letturisti per 263mila utenze (uno ogni 43800 famiglie) ed è in una fase di inarrestabile emorragia finanziaria perché nei prossimi due anni rischia di perdere milioni di euro per la prescrizione delle bollette relative ai consumi. A questo bisogna aggiungere che, in forza ad una convenzione con la Regione Puglia, rinnovata negli anni e come sottolineato dalla consigliera del M5S Francesca Maio, a prescindere da quanto destinato all’Acquedotto pugliese che va da 2.500 a 4.000 litri al secondo, solamente 600 litri al secondo siano resi disponibili all’Alto Calore per la copertura del suo bacino. Una portata incapiente rispetto alla richiesta effettiva dell’utenza servita e che è frutto di un accordo che va rivisto perché è palesemente contra legem, visto che non viene garantito il flusso minimo alla popolazione residente. Per chiudere in bellezza, il cosiddetto piano di Risanamento previsto da Alto Calore Servizi, immagina un aumento di capitale di 50 milioni di euro, non ancora avvenuto a causa delle difficili condizioni economiche in cui versano molti comuni. Pertanto, a seguito dell’approvazione del Decreto legge 8 aprile 2020 n° 23, il cosiddetto “Decreto liquidità”, la società ha richiesto un finanziamento di 32 milioni di euro, assistito dalla garanzia di SACE SIMEST, società controllata al 100% da Cassa Depositi e Prestiti, nella misura del 90% del capitale. Analogamente, a seguito dell’approvazione del Decreto Legge 17 marzo 2020 n° 18, il cosiddetto “Cura Italia”, che ha previsto un incentivo alla cessione dei crediti deteriorati, la società Alto Calore Servizi ha manifestato l’interesse a cedere parte dei propri crediti vantati nei confronti di debitori inadempienti a una società preposta al recupero crediti, ottenendo così un credito di imposta di circa 3,5 milioni di euro. Un società pubblica tra le più chiacchierate in assoluto, sull’orlo del baratro, che continua a chiedere soldi in prestito e nel frattempo candida il suo Amministratore Unico alle regionali. Questa è la Campania, dove i carrozzoni non smettono mai di funzionare anche senza benzina e cilindri.”. Cosi la Senatrice pentastellata Sabrina Ricciardi