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Raffaele Aurisicchio: “All’Alto Calore siamo rimasti a vent’anni fa. C’è bisogno di una gestione credibile distante dalle magagne”

Raffaele Aurisicchio: “All’Alto Calore siamo rimasti a vent’anni fa. C’è bisogno di una gestione credibile distante dalle magagne”

31 Luglio 2020 | by redazione
Raffaele Aurisicchio: “All’Alto Calore siamo rimasti a vent’anni fa. C’è bisogno di una gestione credibile distante dalle magagne”
Attualità
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Monta l’emergenza idrica con tanti comuni alle prese con l’interruzione ed il razionamento della erogazione dell’acqua, permane grave la situazione debitoria dell’azienda, rimane incerta la prospettiva dell’ente ma all’Alto Calore nulla cambia.La logicaed i metodi sono sempre gli stessi: assoggettamento dell’ente ad esclusive finalità di potere, pratiche clientelari, assoluta mancanza di informazione e di trasparenza.

In questi giorni dall’azienda di corso Europa sono venuti fuori i risultati di una selezione di personale da avviare a tirocinio formativo per operai di manutenzione/lavori di rete, per operatore addetto al telecontrollo, per diplomati da avviare ai settori amministrativi, per laureati in possesso di laurea in scienze giuridiche, per laureati in possesso di laurea in scienze biologiche, per laureati in possesso di laurea in ingegneria civile ed ambientale: in tutto 56 ammessi. Per ogni categoria figura l’elenco degli ammessi ed anche quello dei non ammessi nella logica di un pacchetto preordinato e concluso, per cui ciascuno è ammesso in una categoria e compare nell’elenco dei non ammessi relativi alle altre categorie.

Che c’è in questo pacchetto? Un pò di tutto: figli e parenti di dipendenti di Alto Calore attualmente in servizio o in pensione, rampolli di famiglie che con questa sono arrivate a totalizzare la terza o la quarta assunzione, figli di noti e storici esponenti di segreterie politiche in città, riferimenti di sindacalisti che in azienda contano ed hanno voce in capitolo, riferimenti di consiglieri regionali uscenti e ricandidati (basta guardare le aree territoriali ed i comuni di provenienza degli ammessi), riferimenti di alcuni sindaci sia in provincia di Avellino che in provincia di Benevento (classico contentino per assicurarsi i consensi in assemblea).

Un po’ di tutto dispensato in molteplici direzioni, ma nel quadro di una operazione che avviene nel segno di chi a corso Europa comanda e gestisce, cioè Michelangelo Ciarcia. Una operazione fatta con l’intento di mostrare i muscoli e con l’obiettivo di accrescere il peso specifico della propria cordata dentro il pd e nella dinamica per la scelta delle candidature. Sono passati vent’anni dalla stagione delle accese polemiche che divamparono dentro il centro sinistra irpino proprio in merito al ruolo degli enti di servizio e alla vicenda dell’Alto Calore. Sono cambiate tante cose, siamo giunti alla seconda e addirittura alla terza repubblica ma due cose sono ancora oggi uguali a come erano allora:

  • negli enti di servizio e nell’Alto Calore in particolare continua a non esserci spazio per politiche di risanamento, di qualificazione e di innovazione perché continua ad imperare la logica del potere e del clientelismo;
  • quelli che reggono le sorti dell’azienda sono ancora gli stessi. Tante vicissitudini, tanti appuntamenti mancati, tante occasioni sprecate, ma la cordata di interessi e di potere che comandava allora lo fa anche adesso, con il peso di 140 milioni di debiti in più ( nella completa indifferenza dei Sindaci e della Regione)  e con l’assenza di una chiara strategia di sviluppo e qualificazione dell’azienda, ma lo fa!

Quello che è certo è che non potrà reggere all’infinito la linea del galleggiare sui problemi e del tirare a campare. Ciarcia deve dimettersi non solo perché ha manifestato l’intenzione di candidarsi alla Regione ma perché all’Alto Calore c’è bisogno di una gestione credibile distante dalle magagne di questi anni ed in grado di segnare un autentico rinnovamento senza il quale sarà impossibile voltare pagina.

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