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Benevento| Palazzo ex Inps, Delli Carri e Di Dio: questione sia al vaglio del prossimo Consiglio

Benevento| Palazzo ex Inps, Delli Carri e Di Dio: questione sia al vaglio del prossimo Consiglio

24 Maggio 2020 | by Enzo Colarusso
Benevento| Palazzo ex Inps, Delli Carri e Di Dio: questione sia al vaglio del prossimo Consiglio
Attualità
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Torna a far discutere l’abbattimento del palazzo ex Inps di via Calandra. Un nuovo stop è stato disposto dal Comune perché l’elevata concentrazione di polvere danneggia la qualità dell’aria per i cittadini delle strade attigue e che ne hanno lamentato gli effetti deleteri. Da qui la decisione di Mastella di sospendere i lavori, così come ribadito in una intervista rilasciata a Il Mattino da parte del dirigente Iadicicco, che ancora gode di libertà di parola tra i burocrati di Palazzo. Cosa buona e giusta e da augurarsi possa essere protratta nel tempo. Sulla questione intervengono i consiglieri di opposizione Delli Carri e Di Dio che fanno una ricostruzione della genesi ultima di questa vicenda, direttamente collegata al bando periferie, e chiedono che se ne discuta nel prossimo Consiglio comunale.
“Leggiamo di polveri, rumori, sospensione lavori di abbattimento dell’ex palazzo Inps. E restiamo sgomenti. Fossero solo questi i motivi! Abbiamo condiviso un’interrogazione da sottoporre al Consiglio Comunale, ritenendo non attuabile il nuovo progetto per i danni che si arrecano ai piccoli commercianti locali con la costruzione di uno pseudo-centro. E con la costruzione di appartamenti, inoltre, chi vorrà concorrere all’assegnazione di un appartamento di edilizia sociale, dovrà essere disponibile a pagare per un immobile in centro circa 3000 euro al mq.
Da quel momento abbiamo avuto forti dubbi di legittimità sull’operato del Comune anche perché, essenzialmente, la legge n.19 del 2009 ha obbligato il costruttore alla realizzazione del 30% di edilizia sociale, a titolo di tributo corrisposto per la fruizione di una procedura agevolata: a fronte dello stesso non ha previsto una soluzione alternativa finalizzata a restituire al realizzatore quello stesso 30% vincolato ad una finalità di pubblico interesse.
La nostra città è piena di case sfitte ed è in forte regressione economica. Senza poi dimenticare il progressivo ed inesorabile spopolamento che la attanaglia con un decremento di circa 2.000 abitanti negli ultimi 7 anni, la maggior parte dei quali sono giovani costretti a lasciarla per andare altrove a cercare un impiego. Immettere altri vani su un mercato saturo da tempo equivale a favorire la cementificazione senza una visione strategica del tessuto urbano e delle sue criticità. La perplessità è rimasta tale anche a seguito della cortese risposta all’interrogazione scritta, redatta dal nuovo assessore all’Urbanistica che, fra le altre cose, nulla dice sulla obiettata illegittimità dello stesso Permesso di Costruire, perché, né il dirigente che lo ha firmato né il tecnico che ha redatto la relazione tecnica, hanno attestato che il fabbricato che si è autorizzato ha una volumetria pari a quella esistente. Non ci resta a questo punto che reiterare la richiesta di convocazione del Consiglio comunale come già avvenuto mesi fa in occasione dell’anomala ripresa dei lavori nonostante il fermo delle numerose attività durante il periodo di quarantena. In tanti siamo invano diventati portavoce di un moto di protesta per un progetto che per noi non ha motivo di esistere: il risultato è stata la pronta ripresa di questi lavori. Ma se ora il problema è l’inquinamento da polveri, successivamente sarà l’intensità del traffico in una zona con scuole, sedi universitarie, tribunale e uffici. In pratica, il delirio, un disastro dal punto di vista del traffico per avere nuovi alloggi che, detto in soldoni, a chi servono? Cui prodest?

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