”Mascherine contro la violenza”. E’ l’iniziativa di un gruppo di donne, con un passato di maltrattamenti che le ha costrette a rifugiarsi in case famiglia per moltissimo tempo e che hanno voluto scendere in campo per dare il proprio contributo
con la produzione di mascherine. A darne notizia è il quotidiano online del ministero della Giustizia. “Sono alcune delle vittime di violenze di genere sostenute dalla Cooperativa sociale E.v.a. che opera in CAMPANIA con cinque centri antiviolenza e tre case rifugio – racconta gnewsonline. Tra i 25 e i 60 anni, le quattro donne si riuniscono all’interno della villa confiscata alla famiglia del boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, e destinata al riutilizzo sociale. Grazie all’aiuto di una giovane
sarta esperta, e a un piccolo budget di donazioni, dalla settimana scorsa vengono prodotte circa 500 mascherine al giorno, che possono essere riutilizzate fino a dieci volte dopo essere state igienizzate a 40 gradi e con una soluzione disinfettante”.
Produrre le ‘Mascherine contro la violenza’ “è stato possibile anche attraverso la riconversione del progetto ‘Seta e moda’, finanziato dalla Regione CAMPANIA per la valorizzazione dei beni confiscati e indirizzato alla realizzazione di pregiati copricapo e foulard destinati alle donne affette da tumore al seno. L’iniziativa permetterà di rifornire gratuitamente, mediante una raccolta fondi che andrà a coprire principalmente i costi di spedizione, i 253 centri antiviolenza mappati dall’Istat in Italia di questi, oramai indispensabili, dispositivi di protezione”.