“Con l’ordinanza n° 37 del 22 aprile 2020, la Regione Campania, nell’ottica di definire ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid 19, si avvia la fase in cui le attività e servizi di ristorazione, commercio al dettaglio di articoli di cartoleria e libri possono riavviare le attività con l’obbligo di adottare misure organizzative, riportate nel corpo della ordinanza, atte a promuovere la modalità di vendita con prenotazione telefonica ovvero on line e consegna a domicilio.
Il contenuto della ordinanza definisce un primo avvio delle attività dopo la difficile e sofferta chiusura che vede la piccola e media distribuzione in sofferenza, in grande difficoltà .
Una difficoltà già rimarcata dalla situazione economica sociale.
Oggi la epidemia ha tracciato un nuovo orizzonte sia sotto il profilo gestionale che sotto il profilo della sopravvivenza.
Infatti, molte partite iva lamentano lo stato di abbandono da parte delle istituzioni, che, ancora oggi, non riescono a trovare una soluzione efficace che, senza dubbio, potrà avvenire solo se sostenuta da rilevanti finanziamenti centrali e regionali.
L’operazione va affrontata con criterio e il giusto equilibrio rispetto alle condizioni attuale così come alcuni Paesi hanno già fatto.
Allora, ben venga anche il ricorso alla prenotazione dei cibi da asporto e di quant’altro possa rivelarsi utile alla sopravvivenza delle piccole e media attività.
Ma tutto ciò non basta, non è sufficiente a determinare un avvio in quanto c’è da considerare anche l’effetto del servizio e del relativo costo.
In buona sostanza, con la richiamata ordinanza regionale il cibo viene gravato da un ulteriore balzello che è il costo della consegna, con evidente effetto negativo per gli avventori, già alle prese con una forte crisi della economia che inevitabilmente investe ogni famiglia.
A questo si aggiunga la limitata possibilità di rendere un servizio conforme alle indicazioni della stessa ordinanza.
Non sfugge la differenza tra cartolerie, libri e articoli di carta rispetto ai servizi di ristorazione e simili, ma nell’ottica di una salvaguardia delle imprese e dei lavoratori costretti già in una prima fase di CIG, su cui ovviamente si dovrà prevedere una proroga, è necessario assicurare che questi servizi possono essere realmente garantiti, certo nel rispetto dei vincoli sanitari già in atto.
Occorre un controllo sulle misure di prevenzione che siano a garanzia delle misure sanitarie attuate ed attuabili; ciò permetterebbe di richiamare in servizio un parte della forza lavoro e si aprirebbe una corposa filiera alimentando il reddito delle stesse imprese e dei fornitori.
Non è da poco considerare che anche le stesse attività che fino ad oggi hanno garantito servizi ai cittadini hanno risentito pesantemente dei loro bilanci e le prime conseguenze sono state pagate dagli stessi lavoratori.
È pur vero che la crisi epidemiologica, nella nostra provincia e nella Regione Campania, rimane confinata in alcuni focolai sanitari (su cui attendiamo riscontri) che sono estranei alla vita comune dei singoli cittadini che, con alto senso di responsabilità, hanno assicurato la “quarantena” nelle proprie abitazioni.
Non ci risultano casi eclatanti di inosservanze, se non limitate a piccoli casi sporadici.
Oggi, dopo il lungo calvario è necessario garantire la continuità attraverso misure sanitarie propedeutiche alla salvaguardia della salute e sicurezza dei cittadini e dei lavoratori ma anche garantire un’ efficace ripresa delle attività produttive.
Sulla questione cittadina abbiamo già indicato alcune proposte al Sindaco di Benevento nella videoconferenza del 21 affinché si faccia carico attraverso la regione di determinare una soluzione esaustiva
Questi i punti principali che riteniamo più che mai percorribili