L’attuale situazione di emergenza nazionale rende – purtroppo – ancora attuali le parole dell’arcivescovo mons. Felice Accrocca, che in data 9 marzo scriveva: “Non possiamo commettere imprudenze”; è perciò doveroso – per non rendere vani i sacrifici fino ad oggi compiuti da tutti i cittadini per contrastare e contenere la diffusione del contagio – attenersi responsabilmente alle disposizioni date dalle Autorità civili e sanitarie per la tutela della salute”. Pertanto, restano tuttora in vigore le disposizioni diocesane del 9 marzo u.s. Prot. n. 049/2020, delle quali si chiede un rigoroso rispetto. In specifico, si precisa:
- L’apertura dei luoghi di culto è consentita per la sola preghiera personale, a condizione però che vengano adottate “misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentanti di rispettare le distanza tra loro di almeno un metro” (DPCM dell’8 marzo 2020). È bene che le chiese rispettino un orario di apertura e di chiusura, anche per salvaguardare da eventuali furti le opere d’arte ivi custodite: si eviti quindi di prorogarne l’apertura oltre le 18,30. Viene perciò momentaneamente sospesa l’adorazione perpetua nelle parrocchie; è caldamente consigliata, invece, nei conventi o monasteri di clausura, dove può essere sempre garantita la presenza orante e perpetua davanti all’eucaristia.
- La celebrazione dei sacramenti del matrimonio, del battesimo e della cresima resta sospesa nella forma pubblica, mentre ne è consentita, in via eccezionale, la celebrazione in forma strettamente privata e senza messa, alla presenza dei soli testimoni, padrini e familiari stretti, sempre nel rispetto della normativa.
- Per il Sacramento della Riconciliazione, si utilizzi, finché ciò è possibile, l’usuale Prima Forma (accusa dei peccati e assoluzione individuale), garantendo i presidi sanitari richiesti (ambiente sufficientemente ampio e areato, opportuno uso di mascherine, distanza di almeno un metro, garanzia della riservatezza).
- Non si faccia mancare il viatico e l’unzione degli infermi alle persone in pericolo di vita.
- 5. Circa la celebrazione delle Esequie, in attesa – come è auspicabile – che si riveda la normativa (consentendone, come auspicato dalla CEI, la celebrazione nelle stesse modalità in cui è consentita la celebrazione del matrimonio, del battesimo e della cresima), si rinvia al punto 3 del Decreto arcivescovile del 9 marzo, precisandone l’attuazione nel modo seguente:
- a) Il parroco, al momento di ricevere la comunicazione del decesso di un fedele, avvisi per tempo la famiglia delle disposizioni attuali; se ne dia pure adeguata comunicazione negli annunci di morte predisposti, onde evitare spiacevoli inconvenienti.
- b) Il feretro venga portato direttamente al cimitero, dove si celebri il rito della sepoltura come previsto dal Rituale delle Esequie senza la celebrazione della Messa (nn. 94-98).
- c) Durante la benedizione al cimitero, prima della sepoltura, si raccomandi agli eventuali presenti il rispetto delle distanze imposte dalla normativa.
- d) La Messa esequiale sarà concordata con la famiglia a tempo opportuno al termine dell’emergenza.
- e) Nel frattempo i Parroci, in quello stesso giorno, applichino la Messa, celebrata in forma privata, in suffragio del fedele defunto.
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