Questa una parte della testimonianza di Dario, un ristoratore sannita, precisamente sangiorgese che sta vivendo una situazione surreale, quella della saracinesca abbassata fino a data da destinarsi. Chiusi da quasi un mese, le attività commerciali nel Sannio come i piccoli negozi, ristoranti, bar e pub sono quelle che risentono di piu’ l’emergenza sanitaria. Dopo la firma da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella serata di mercoledì 11 marzo, che decretava la chiusura fino al 25 marzo, poi prorogata fino al 14 aprile, il buio piu’ totale è sceso sui titolari e dipendenti di esercizi commerciali. Lucchetti chiusi fino a scadenza ministeriale, con uno sguardo al futuro che verrà. Il mondo della ristorazione italiana sta vivendo uno stato di forte empasse, vittima tanto dell’incertezza fisiologica causata da una pandemia, quanto della precarietà della burocrazia italiana. Ma a soffrire non sono solo i ristoranti e i dipendentii, nel caso di Dario, ma come in tutte le realtà aziendali italiani, si sono ritrovati in cassa integrazione, il bilancio piu’ grave è quello del cibo. Con una chiusura improvvisa e forzata dei locali, i ristoratori si sono trovati costretti a buttare via molti prodotti freschi come la mozzarella e l’impasto per la pizza in quanto non utilizzati e destinati a guastarsi con una perdita anche in termini economici che ha pesato sul bilancio delle attività.
L’appello di Dario alle istituzioni è quello di incentivare le attività commerciali ad aprire, se mai apriranno e di aiuti economici per fronteggiare la chiusura improvvisa da Covid-19.